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La vita del ragazzo di “Into the wild” ( Chris McCandless) – raccontata da sua sorella in un libro

Visto il notevole riscontro che ho avuto dopo la pubblicazione delle mie scene tratte dal film ” Into the wild”

oggi vi faccio leggere un articolo bellissimo sul alcuni passi tratti dal libro scritto da Carine McCandless, la sorella di  Chris McCandless il vero protagonista di questa incredibile storia, se non fosse stato per lui sono certo che il film non avrebbe riscosso cosi’ tanto successo!  Credo che molti di voi si ritroveranno in alcuni passi del racconto, la voglia di fuggire ed evadere appartiene a tutti noi, ma ci vuole coraggio per sfidare la vita…

Buona lettura! 

Carine McCandless – la sorella di Chris McCandless, il ragazzo la cui storia è stata raccontata nel famoso film Into the Wild – ha scritto un libro per spiegare quali sono state le vere ragioni che hanno spinto suo fratello ad abbandonare la famiglia e a mettersi in viaggio verso luoghi solitari e talvolta molto difficili. Non è stato solo per la passione nei confronti della natura che Chris McCandless si è spinto fino ai territori più estremi dell’Alaska, ma è stato anche e soprattutto per ragioni familiari: un padre ossessivo, violento e incline ai continui tradimenti, una madre troppo debole per prendere posizione. Questa è solo una parte della storia che Carine McCandless racconta in Into the Wild Thruth, pubblicato di recente da Corbaccio Editore. 

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Mamma e papà mi chiesero di salire su un aereo insieme a Sam, il giorno dopo, per andare in Alaska e riportare a casa Chris: i suoi resti, gli effetti personali, qualsiasi cosa si fosse lasciato dietro. Mi meravigliò che i miei genitori non volessero occuparsene di persona, ma non feci discussioni. Iovolevo andarci. Volevo attraversare il paese in aereo, nella speranza che fosse tutto un gigantesco errore, o per scoprire che era tutta una brillante messa in scena di Chris per sottrarsi una volta per tutte al pugno oppressivo dei nostri genitori, proprio come mi aveva detto di voler fare. Avrei trovato ad aspettarmi un biglietto in cui mi spiegava il suo ingegnoso piano e come mettermi in contatto con lui.

Non ricordo granché del volo partito da Washington o delle coincidenze che alla fine ci fecero atterrare in Alaska. Rammento solo di aver pensato a quanto dovesse essere enorme e distante quello stato, per giustificare l’esistenza di una intera compagnia aerea con il suo nome: l’Alaska Airlines. La nostra prima fermata a Fairbanks fu allo studio del medico legale. Non mi ero mai misurata prima d’allora con la trafila burocratica che circondava un decesso, e l’esperienza fu meno formale di quanto mi aspettassi. Seduta di fronte alla coroner alla sua scrivania, trovai quasi sollievo alla vista del suo abbigliamento sportivo e della rusticità degli ambienti.

La dottoressa ci consegnò gli effetti ritrovati accanto al corpo di Chris, tra cui un fucile calibro 22, un paio di binocoli, una canna da pesca, un coltellino militare svizzero, un quaderno di botanica su cui Chris aveva tenuto un breve diario, la sua Minolta, le foto che gli agenti di polizia avevano fatto sviluppare nella speranza che fornissero qualche indizio per l’identificazione del cadavere, cinque rullini ancora da sviluppare e parecchi tascabili consunti, letti e riletti. Non c’era nessun biglietto per me.

La presenza del fucile mi colse di sorpresa. Non ne avevo mai visto uno così da vicino prima e non sapevo nemmeno che Chris avesse un fucile. Ma i libri e il diario erano così rappresentativi del fratello che amavo che sulle labbra mi rispuntò un sorriso, una sensazione di cui il mio viso era orfano da tre giorni. Tra i libri c’erano Walden di Henry David Thoreau e Il dottor Živago di Boris Pasternak, insieme a letture più amene come Il terminale uomo di Crichton e addirittura qualche opera di Louis L’Amour.

Chris amava leggere e riusciva a immergersi con altrettanto entusiasmo in pagine di alta filosofia come in disimpegnati romanzi western. Da bambino aveva una libreria blu piena della sua collezione, in perfetto ordine, dei gialli degli Hardy Boys, ma amava anche i libri di Ray Bradbury. Quando io leggevo La piccola casa nella prateria o Black Beauty, lui sollevava lo sguardo dalle pagine diRumore di tuono solo per dirmi come il semplice atto di calpestare una farfalla potesse sostanzialmente mutare il futuro dell’umanità. «Ogni nostra azione ha una ricaduta sul tutto» mi spiegò serio. Poi si dedicò a qualcosa di più leggero, come Il mio amico Yeller, e me lo passò, una volta finito, perché lo leggessi anch’io.

Mentre il medico legale ci spiegava ogni cosa, io mi limitai a tenere la testa alta e a guardare le sue labbra che si muovevano. Ciò che diceva aveva poco significato per me, ma alcune parole fendevano l’aria come un bisturi: «fame», «trenta chili e mezzo», «decomposizione», «autopsia», «cremazione». Quando cominciò a descriverci qualcosa chiamato Stampede Trail e poi un bus abbandonato, la mente mi si riempì di confusione. Il medico fu gentile e sensibile, eppure era chiaro che per lei era una routine. La mia mente sconnessa cominciò a divagare: proprio non mi vedevo nei suoi panni, a fare il suo lavoro, ma immaginai che ricavasse un certo appagamento nell’aiutare le famiglie e nel dare il suo contributo nel risolvere i vari casi. Non smetteva di parlare e allora mi concentrai sulla targhetta sulla scrivania: freja loviswean. Chissà quanto doveva aver viaggiato, con quel nome, prima di finire nell’entroterra dell’Alaska, e perché. Sam doveva controllare tutti i dati e firmare i documenti necessari per prendere in custodia gli effetti personali di Chris. Affidarono a me l’incarico di prendere in consegna le ceneri di Chris, ad Anchorage, il giorno dopo.

Sam e io andammo in un hotel lì vicino, cenammo nei pressi e parlammo dei nostri programmi per l’indomani. Il ristorante era carino, ma niente di che. Prendemmo posto a un tavolo a mezzaluna, uno dei tanti lungo la parete della grande sala. I séparé di pelle dallo schienale alto e dalla forma concava mi accolsero, avvolgendomi in una sensazione di anonimato: sarei potuta rimanere nascosta lì per sempre. Mi resi conto che era la prima volta che mi trovavo da sola con mio fratello Sam, maggiore di me di dodici anni. Lui fu dolce e premuroso ed evitammo di parlare di ciò che Chris aveva fatto o del perché. Non parlammo neppure della nostra diversa infanzia. Non avanzammo ipotesi su ciò che avesse spinto Chris a tali estremi, né teorie su nessuna delle sue decisioni. Era semplicemente ora di cena, perciò cenare fu tutto ciò che facemmo.

Quella notte ebbi molta difficoltà a dormire da sola nella mia camera d’albergo. Vedevo il fantasma di Chris a ogni angolo, dietro ogni porta. Non erano visioni che mi portavano pace o conforto, però. Sotto shock, la mia mente creava davanti a me immagini di Chris nelle sembianze di uno zombie, in decomposizione, con le viscere esposte sotto ai vestiti laceri, brandelli di carne che gli cadevano dalle ossa mentre si avvicinava a me, con le braccia tese. Immaginai il suo dolore. Mi sentii male per tutto ciò che doveva aver sofferto. Non c’era persona che amasse la vita più di mio fratello, e adesso lui era morto. Secondo le parole della coroner, era più che probabile che la morte fosse sopraggiunta con molta lentezza, dunque Chris doveva essere stato cosciente dell’imminenza della fine, un pensiero che non potevo sopportare. Chris non aveva lasciato alcun biglietto per me, ma aveva affisso un avviso nel suo accampamento, spiegando di sentirsi troppo debole per andare via da lì a piedi e pregando chiunque fosse passato di lì in sua assenza di attenderlo per trarlo in salvo, perché lui era nei dintorni, in cerca di qualcosa da mangiare, e sarebbe tornato presto. Quando il medico legale ci aveva mostrato il suo disperato messaggio, io avevo immediatamente ripensato a quel giorno sulla spiaggia, quando eravamo piccoli, mentre lo guardavo tremare dal freddo, senza poter fare alcunché per aiutarlo. Piansi fino a sprofondare in un sonno senza riposo.

Il giorno successivo, Sam e io raggiungemmo in aereo la più grande città del più grande stato d’America, per portare a compimento il più grande compito della mia vita. Nonostante non avessi fatto che ripetermi di essere forte e di rimanere con i nervi saldi, mi ero arresa nel cercare di farmi trovare preparata davanti a quello che di certo sarebbe stato il più devastante e difficile momento della mia esistenza. Eppure, quando l’incaricato dell’obitorio ce li consegnò, avere tra le mani i resti di Chris fu stranamente consolatorio. Una sensazione piena, assoluta, di sollievo scese su di me. È tutto qui? mi chiesi. Questo non è Chris, non è tutto quello che Chris era. Il contenitore non era decorato, come mi ero immaginata. Le ceneri di mio fratello non erano neppure dentro un’urna, ma in una scatola di plastica scura, di un marrone spento. Le dimensioni erano più grandi di quanto mi aspettassi, ma quello non era un problema. Mentre stringevo tra le mani tutto ciò che rimaneva di Chris, mi accorsi della sobria etichetta bianca apposta su un lato della scatola. C’era stampato un nome, in nitide lettere maiuscole: christopher r. mccandless. L’iniziale del secondo nome di Chris era J. – Johnson, dal cognome da nubile di nostra madre – e mi seccò molto che qualcuno fosse stato così sbadato da commettere un simile errore. Ma la mia irritazione durò poco. Niente di quella scatola rappresentava ciò che mio fratello era per me. E poi lo stesso Chris avrebbe riso di quel refuso.

Rimasta per un momento sola, presi una penna dalla borsa e rispettosamente corressi la R in una J.

Poi tirai fuori dalla mia valigia un piccolo zaino che mi aveva accompagnato su molti sentieri e che avevo portato in Alaska per un unico scopo. Girai la scatola presa all’obitorio su un fianco e cominciai a infilarla delicatamente dentro. Non avendo capito esattamente come era fatto il contenitore, fui presa dal panico quando il lato con l’etichetta di identificazione si aprì leggermente, spaventata che i resti di mio fratello potessero rovesciarsi sul pavimento o fluttuare nell’aria, come succede con la cenere. Ma i resti del mio amato fratello erano contenuti in un sacchetto di plastica trasparente, completo di un laccetto di plastica rossa, in tutto simile a quello che richiude le confezione di pane in cassetta. Le ceneri di Chris non erano polverose, anzi, avevano più che altro la consistenza della ghiaia. Ebbi la consapevolezza definitiva che ciò che avevo in mano non era tutto ciò che rimaneva di Chris.

Eppure, strinsi a me quello zaino per tutto il viaggio di ritorno fino in Virginia.

Articolo tratto da “il post”


Facebook – La nascita – The Social Network – Jesse Eisenberg – Francesco Fiumarella

Oggi voglio proporre un dialogo molto significativo tratto dal film  “The Social Network” di David Fincher, unico regista che ha parlato della nascita di Facebook!

Premetto che io odio questo tipo di social, ero iscritto ma ho deciso di cancellarmi quando ho capito che stava diventando una vera droga e un esagerazione assurda! Fortunatamente non è il caso  wordpress, in quanto la gente e i lettori che mi scrivono o apprezzno i miei lavori, vengono considerati da me persone molto colte, preparate e che condividono cose straordinarie!

Questo è il mio pensiero su FACEBOOK:

Ormai gran parte della propria esistenza va vissuta tramite un profilo interattivo, quello sovrastato dalla falsità e finta personalità, cinica filosofia e umanità, tramite pensieri scritti senza appurarne il vero significato. Tutti colti e buonisti, con molta apparenza ci si sente i numeri uno, bravi, belli,intelligenti e solidali in questo gran mondo virtuale. Gente di ogni età con esperienze diverse di vita ma simili nei social perchè è difficile restarne al di fuori… Ci si dimentica di chi ha poco ma in queste pagine l’importante e far vedere chi ha tanto, viaggi, cibo e bei vestiti, smorfie e bei capelli, ma forse di vero solo quelli. Stereotipi dei media, ormai una vera esistenza non c’è più.. Raggiungere apprezzamenti non ha alcun senso, in quanto gran parte sono per invidia e gelosia, questa è una guerra psicologica. Lo scopo è proprio quello, guardare con curiosità chi sta peggio o meglio in questo mondo di falsa comunicazione buonista. Commenti apparentemente positivi sovrastati da gran ipocrisia, derisi e criticati con piccante chiacchericcio alle spalle di chi non sente o non vede… Condividere le proprie giornate con 1000 persone che non sanno nulla di te… Questa è illusione come una pubblicità televisiva, grandi attori che per commercio vendono felicità… Quale, dove? Sorrisi brillanti e belle situazioni, per loro è tutto perfetto e la VITA VERA?

Guardate il video fino alla fine…

Buona visione!

V Per Vendetta – Discorso – Francesco Fiumarella

Purtroppo stiamo vivendo un periodo carico di “tensione” , la gente sta diventando sempre più folle, ormai siamo continuamente circondati da notizie di “terrore”. Suicidi, omicidi, terrorismo islamico, violenza, fallimenti,mancanza di lavoro, crisi di ogni genere. Tutto questo perchè le persone  ormai sono  al limite della sopportazione. Siamo stanchi di vedere che il nostro mondo è sconvolto dalle minacce terroristiche o da quella crisi che ha portato la nostra psicologia alla “pazzia” come quanto accaduto qualche giorno fa nel palazzo di giustizia di Milano! Siamo stanchi della precarietà, del “DIO” denaro e della privazione della nostra libertà di pensiero per paura di essere continuamente giudicati e bloccati da uno stato-governo che continua a pensare ai propri interessi senza dare una reale speranza e opportunità alla gente di vivere con dignità! Personalmente ho sempre pensato che il modo migliore di combattere le ingiustizie sia attraverso il dialogo e la comunicazione universale, ed è  proprio per questo motivo che ho voluto interpretare una scena con un grandissimo discorso tratto dal film.

“V PER VENDETTA” 

“Il popolo non dovrebbe temere il proprio governo, sono i governi che dovrebbero temere il popolo”

         –  James McTeigue
Buona visione!

vendetta

1000 Followers – Sylvester Stallone ( Cobra) -Francesco Fiumarella-Pubblicato il 20 luglio 2013

Proprio ieri mi è arrivata la segnalazione da wordpress di aver raggiunto + di 1000  Followers, Vi posso dire che non mi sarei mai aspettato di aver un cosi’ grande riscontro da parte vostra e di arrivare con i miei lavori a cosi’ tante persone in tutto il mondo. Ultimamente ho letto e cercato di rispondere a molti commenti e vostri complimenti, risulto essere molto lusingato dai vostri apprezzamenti. Vi dico questo perchè siete riusciti a cogliere il mio intento artistico-amatoriale, un qualcosa di costruito con una semplice telecamera, una stanza e tanta passione! In questi anni ho avuto la possibilità di lavorare in televisione e al cinema, affiancato da molti personaggi famosi, da Sabrina Ferilli a Luca Argentero, ho lavorato in fiction e imparato a conoscere il mondo deilo spettacolo, dai  set cinematografici e televisivi e di tutto quell’ambiente costruito intorno al denaro e l’apparenza. Vi sembrerà pura ipocrisia da parte mia, vi garantisco che risulto essere molto piu’ felice e soddisfatto di cio’ che ho cercato e sto sto cercando di costruire da solo con questo blog. Per fare questo nessuno mi paga e non mi interessa, è solo passione quella che fortunatamente sta arrivando a tutti voi! Grazie di vero cuore e grazie anche a chi mi manda delle mail dove mi si chiede addirittura di essere intervistato, come da recenti richieste. Non ho parole per descrivere questa gioia. Io ho sempre detto che le idee di ognuno di noi devono essere prese in considerazione e condivise con umiltà e senso artistico. Meglio essere indipendenti che sottostare alle direttive di chi ti giudica o pensa di essere più bravo di te come si è soliti fare nel mondo dello spettacolo, dai casting director ai produttori televisivi! Io non ringrazio loro, ma voi umili lettori che mi danno ogni giorno la forza di continuare con altrettanti umili video amatoriali alla scoperta del vero cinema!

Dopo questa premessa , oggi ho deciso di mettere il mio primissimo video doppiaggio, Pubblicato il 20 luglio 2013 su youtube, la vera prova che quello che facevo era molto prima della nascita  Dubsmash, l’applicazione nata a novembre 2014 .

La scena che vedrete è tratta dal film “COBRA” del grandissimo vecchio “Sylvester Stallone”, questo attore per me è stato un mito nel suoi action movie anni 70/80/90, sono cresciuto con Rocky , Rambo e molti altri, Stallone è stato il vero sogno americano, quel ragazzo che vinse l’oscar per Rocky dopo aver scritto in soli 3 giorni la sceneggiatura del film, aver obbligato i produttori ad essere lui il protagonista dello stesso e di aver utilizzato 2 telecamere, amici come comparse e tantissima passione! Con lui ho iniziato ad amare il cinema anche perchè ROCKY è stata una filosofia di vita ” se cadi devi sempre rialzarti”  

Immagino che anche voi siate cresciuti con i suoi  film! 

Ecco a voi il mio primo video!

Buona visione!

Immagine

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Breve storia di una generazione – Monologo di Francesco Fiumarella sulla società Italiana

Monologo interpretato da Francesco Fiumarella, tratto da “BREVE STORIA DI UNA GENERAZIONE” di Torto O.G.

Oggi voglio riproporre ai miei nuovi  lettori questo mio  vecchio monologo al quale sono molto legato ,

premettendo che  è recitato con la mia vera voce 😉

Questo monologo è un messaggio per tutti quei giovani che credono ancora nei sogni che attraverso la propria arte indipendente hanno la forza di gridare e far capire a questa società che non è colpa nostra se purtroppo il futuro  di tantissime persone si presenta difficile.  Le nostre passioni ci rendono vivi come l’arte cinematografica seria e diretta, quella che anche con pochi mezzi  può far si che le nostre emozioni e paure possano essere viste da tutti senza essere giudicati in questo sistema di false promesse e garanzie.

Ascoltate attentamente le parole del monologo  e guardate la scena finale! Credo che molti di voi condividano il mio elegante gesto verso i “POTENTI”

e se credete sia efficace fatelo girare in tutti i social e segnalatelo  alle vecchie e nuove generazioni, in passato ho dato il permesso di far vedere questo video nelle scuole e università! I giovani devono capire cosa vuol dire vivere  e che le stronzate prima o poi finiscono quando si rapporteranno con  la vita vera! 

Sono stanco di vedere famiglie distrutte per  mancanza di lavoro e denaro o giovani senza speranza privi di valori con scetticismo nei rapporti!

Ormai in Italia si vede solo tristezza nei volti della gente!

“Un vero ribelle conosce la paura ma sa vincerla.”

Buona visione a tutti.

Toro scatenato ( Finale ) – Robert De Niro – Francesco Fiumarella

Oggi voglio proporvi un grande monologo di Robert De Niro  con la voce di Ferruccio Amendola!  nel film ” Toro Scatenato” sempre di Martin Scorsese. Anche questa mia interpretazione non è stata facile da ricostruire!

Spero vi colpisca come le altre video-interpretazioni.

Vi consiglio di vederlo fino alla fine….

Buona visione!

Toro-scatenato

Trainspotting – Intro – Francesco Fiumarella

Questo è uno dei migliori Intro della storia del cinema!

Ho voluto riproporre il monologo tratto dalla scena iniziale di Trainspotting  a modo mio, visto che la voce nel film era fuori campo!

Anche questo credo sia attualissimo!

Impossibile non identificarsi in queste parole!

Buona visione!

Trainspotting-2-Danny-Boyle

The Big Kahuna (Monologo sulla vita ) – Francesco Fiumarella

Per i miei nuovi visitatori, ripropongo un mio monologo sulla “VITA ” tratto da un gradissimo film, “THE BIG KAHUNA”.

Questo testo dal mio punto di vista dovrebbe essere da esempio per tutti sia per le vecchie che nuove generazioni condizionate dallo stereotipo mediatico e materialista di questa triste società non capendo che le cose importanti della vita sono altre! La bellezza, denaro e  dittatura religiosa non sono tutto per essere dei veri uomini!

Quello che conta veramente è lo star bene con se stessi, e come diceva  Albert Einstein:

                                    Non cercare di diventare un uomo di successo, ma piuttosto un uomo di valore.

The-Big-Kahuna