“Conclave”, diretto da Edward Berger e basato sul romanzo di Robert Harris, ha ricevuto una notevole attenzione, inclusa una candidatura agli Oscar. Tuttavia, nonostante l’acclamazione generale, il film presenta diverse criticità che ne compromettono l’efficacia.

Innanzitutto, la caratterizzazione dei personaggi risulta superficiale e stereotipata. I cardinali sono spesso rappresentati in modo caricaturale, con una netta distinzione tra progressisti illuminati e conservatori corrotti, senza la profondità necessaria per comprendere le sfumature delle loro personalità e motivazioni. Questa rappresentazione manichea riduce la complessità delle dinamiche interne alla Chiesa a semplici cliché, privando la narrazione di autenticità.

La sceneggiatura, inoltre, soffre di dialoghi poco incisivi e prevedibili. In particolare, il discorso cruciale del cardinale Benitez è così pieno di banalità. Questa mancanza di originalità nei dialoghi riduce l’impatto emotivo delle scene chiave, rendendo difficile per lo spettatore coinvolgersi pienamente nella trama.

Dal punto di vista visivo, sebbene il film tenti di offrire un’atmosfera solenne e misteriosa, la regia appare spesso piatta e priva di inventiva. Le scelte stilistiche non riescono a trasmettere la tensione e la gravità del conclave, risultando in una messa in scena monotona e poco coinvolgente.

Infine, la colonna sonora non aggiunge valore significativo al film, risultando anonima e poco memorabile. Una colonna sonora efficace avrebbe potuto elevare le emozioni e sottolineare i momenti cruciali della narrazione, ma in questo caso si limita a un accompagnamento di sottofondo senza particolare impatto.

In conclusione, “Conclave” si presenta come un’opera ambiziosa ma mal realizzata, che non riesce a offrire una visione convincente e profonda delle dinamiche interne alla Chiesa cattolica. Le sue carenze nella caratterizzazione dei personaggi, nella sceneggiatura e nella regia lo rendono un film dimenticabile, nonostante le premesse intriganti.