
Ho visto “Anche io” di Maria Schrader e ne sono rimasto profondamente colpito. È un film che riesce a essere potente senza mai diventare sensazionalistico, una qualità rara quando si affrontano temi così delicati. La regia è sobria, quasi documentaristica, e lascia parlare i silenzi, le parole raccolte dai giornalisti e soprattutto il coraggio delle donne che hanno deciso di raccontare la propria esperienza.
Quello che ho apprezzato di più è la capacità del film di trasmettere empatia e rispetto. Non c’è mai compiacimento visivo nella rappresentazione della violenza: Schrader sceglie di suggerire piuttosto che mostrare, e questo rende l’impatto ancora più forte.
Le interpretazioni di Carey Mulligan e Zoe Kazan sono straordinarie. Portano in scena due giornaliste determinate ma umane, che devono conciliare la loro vita privata con la missione professionale. Non sono eroine perfette, ma donne reali, e questo le rende vicinissime allo spettatore.
Ho trovato anche interessante la struttura narrativa: non si concentra solo sull’inchiesta in sé, ma restituisce l’atmosfera di tensione, le paure, le porte chiuse, i rischi di mettere in discussione un sistema di potere. In questo senso, il film diventa non solo una ricostruzione storica, ma un vero e proprio omaggio al giornalismo come strumento di verità e giustizia.
Anche io è, per me, un film necessario. È sobrio, onesto e al tempo stesso coinvolgente. Ti resta dentro perché non cerca di colpirti con scene scioccanti, ma con la dignità e la forza di chi ha avuto il coraggio di parlare. Un’opera che consiglio a chiunque voglia capire meglio non solo la vicenda Weinstein, ma anche l’importanza di dare voce a chi non ne ha avuta per troppo tempo.
