China Girl di Abel Ferrara è un film che, pur rifacendosi al modello classico di Romeo e Giulietta, riesce a dare nuova linfa a un archetipo eterno, trasportandolo nella New York sporca e vibrante degli anni ’80.

La storia d’amore impossibile tra Tony (Richard Panebianco), giovane italo-americano, e Tye (Sari Chang), ragazza cinese del Chinatown newyorkese, diventa non solo un racconto romantico, ma anche una riflessione potente su divisioni culturali, conflitti etnici e sull’odio che si tramanda da una generazione all’altra.

Ferrara dirige con energia e sensibilità: la fotografia cupa e realistica immerge lo spettatore nelle strade della Little Italy e di Chinatown, luoghi che diventano quasi personaggi vivi e ostili. La colonna sonora accompagna con forza la tensione crescente, mentre i momenti di intimità tra i due protagonisti spiccano come oasi di delicatezza in un mondo dominato dalla violenza.

La chimica tra Panebianco e Chang è sorprendente: i loro sguardi e gesti raccontano un amore sincero, puro e struggente, che contrasta con il fanatismo delle famiglie e delle gang che li circondano. Nonostante le difficoltà, il film lascia spazio a un messaggio universale: la possibilità di un legame autentico capace di superare barriere culturali e pregiudizi.

China Girl è un’opera intensa, che unisce il romanticismo più classico al realismo urbano, e che, pur datata nella cornice temporale, conserva una forza drammatica e un’attualità straordinaria. È un film che merita di essere riscoperto.