Oggi ho il piacere di intervistare l’amico Attore, Renato Paioli, Insignito del “Premio Vincenzo Crocitti International -Vince Award” in occasione della VI Edizione 2018.

Intervista:

FRANCESCO FIUMARELLA:Come hai scoperto la tua passione per la recitazione? C’è stato un momento o un evento in particolare che ti ha fatto capire che questa sarebbe stata la tua strada?

    RENATO PAIOLI:Ho sempre avuto la passione per i film. Non ho avuto un’infanzia felice e l’unico modo per isolarmi era la TV. Ricordo ancora il mio primo videoregistratore: passai quella prima notte a guardare i classici Disney finché non mi addormentai a terra. Registravo tutti i film e li riguardavo senza sosta. Fu il film Ghostbusters a farmi pensare per la prima volta che avrei voluto diventare un attore, ma mia madre mi disse che era una strada impossibile per me, che venivo da una famiglia non danarosa, da un quartiere povero di Napoli. Così lasciai perdere. Più avanti, intorno ai 22 anni, dopo il diploma, frequentavo l’università di Sociologia, ma il desiderio di recitare era rimasto. Ebbi uno scontro con mio padre, il quale mi disse che non avevo le capacità per realizzare nulla nella vita. Così mollai l’università e mi iscrissi all’accademia di recitazione a Napoli. E così è iniziata la mia carriera.

    FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stato il tuo primo ruolo importante? Come ti sei sentito a recitare per la prima volta su un grande palcoscenico o set?

      RENATO PAIOLI:Il mio primo ruolo importante è stato nel film Napoletans. Il mio agente mi disse inizialmente che non avevo preso quel ruolo, ma dopo due mesi dal provino, mentre ero in strada con amici, mi arrivò una sua telefonata alle 9 di sera. Mi disse che sarei stato il protagonista di un film. Mi sono sentito felice come non mai! Quando arrivai sul set, ero impreparato a quello che mi aspettava, ma ero emozionato e molto eccitato.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Come descriveresti il tuo percorso formativo? Ci sono stati insegnanti o scuole che hanno lasciato un segno indelebile nel tuo modo di recitare?

      RENATO PAIOLI:Ho studiato a Napoli, Los Angeles e New York. L’insegnante a Napoli a cui devo tanto si chiama Umberto Serra; conservo un bellissimo ricordo di lui. Ma colei che ha affinato le mie tecniche e mi ha dato gli strumenti per essere l’attore che sono oggi è Catherine Carlen, insegnante di successo, attrice e membro a vita dell’Actors Studio. A Los Angeles, con lei, ho davvero fatto il salto di qualità.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stato il ruolo o il progetto che consideri una svolta nella tua carriera?

      RENATO PAIOLI:Paradossalmente, ciò che ha dato una svolta è stato un ruolo che non ho ottenuto. Avevo fatto il provino per il film Il Primo Re, la storia di Romolo e Remo. Feci un ottimo provino, curai il look, i capelli, tutto. Il mio agente mi disse che ero molto vicino al ruolo, ma non lo presi. Mesi dopo vidi una foto di Borghi nel ruolo, ed era esattamente il look che avevo usato io per il provino: era evidente il plagio. Pensai allora che, se una mega-produzione arrivava a fare questo, valevo più di quanto pensassi. Semplicemente, l’Italia non era pronta per me, così decisi di trasferirmi a Londra.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Se dovessi scegliere un solo ruolo che rappresenti la tua carriera, quale sceglieresti e perché?

      RENATO PAIOLI:L’anno scorso ho interpretato un malato di cancro terminale in un cortometraggio nel Regno Unito. Nel frattempo, stavo terminando le riprese del film Ciò che resta, in cui interpretavo un uomo agitato e fisicamente in salute. Siccome mancavano 50 giorni all’inizio del cortometraggio, la produzione voleva utilizzare la CGI per farmi apparire magro, ma io dissi che sarei riuscito a perdere il giusto peso. In 44 giorni persi 19 kg. Quel personaggio mi ha insegnato tanto e rappresenta tutto l’impegno mentale e fisico che un attore può mettere nel lavorare su un personaggio: il lavoro fatto rispecchia il mio approccio alla recitazione.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Cosa ti ha spinto a trasferirti dall’Italia a Londra? C’è stato un momento particolare in cui hai capito che questa città sarebbe stata il posto giusto per te?

      RENATO PAIOLI:Al di là dell’episodio del casting per Il Primo Re, ho sempre avuto il desiderio di poter lavorare a livello internazionale. L’Italia, sfortunatamente, non lascia molto spazio ai nuovi talenti e alla meritocrazia. Londra è un buon trampolino verso l’America. Inoltre, metaforicamente parlando, credo che non tutti i semi germogliano nello stesso terreno.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Quali differenze hai trovato tra il mondo dello spettacolo in Italia e quello inglese? Ti sei trovato subito a tuo agio o ci sono stati degli ostacoli?

      RENATO PAIOLI:La prima differenza è la disponibilità da parte dei casting director, dei registi e delle agenzie. In Inghilterra, tutti sono potenziali star, quindi si viene trattati con rispetto a qualsiasi livello della carriera. Ovviamente pretendono che tu sia un professionista, e devi essere iscritto a Spotlight, una sorta di albo attori. Spotlight, a sua volta, non accetta chiunque: per entrare devi essere laureato in una scuola di recitazione o avere crediti nazionali e internazionali. Questo garantisce che solo i professionisti possano svolgere il lavoro di attore. Tutto questo mi ha fatto sentire molto a mio agio, perché sai che chi si improvvisa attore non avrà vita facile.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stata la sfida più grande che hai affrontato nel trasferirti a Londra? E la cosa più bella che hai scoperto?

      RENATO PAIOLI:La difficoltà maggiore è stata la lingua. Recitare in inglese non è facile: non è solo una questione di linguaggio. Dietro le parole ci sono anni di vita e di esperienze. Una semplice parola, per un inglese, può avere un significato diverso da quello che io, da italiano, posso intendere. Quindi ho dovuto iniziare da zero, imparando la lingua e riempiendola delle esperienze di quella cultura. Con il tempo e l’esperienza, è diventato un tutt’uno. Per essere più chiaro, cito uno dei miei film preferiti, L’ultimo Samurai: “Io appartengo al guerriero in cui la vecchia via si è unita alla nuova.”

      FRANCESCO FIUMARELLA:Come ha reagito la tua famiglia e il tuo gruppo di amici quando hai deciso di trasferirti? Ti hanno sostenuto nella tua scelta?

      RENATO PAIOLI:Certamente, tutti mi hanno sostenuto. Sia la mia famiglia che i miei amici hanno sempre creduto in me e nel mio talento. Anzi, quando sono partito, mi hanno detto: “Finalmente ti sei deciso.”

      FRANCESCO FIUMARELLA:Come ti prepari per un nuovo ruolo? Utilizzi tecniche specifiche o preferisci immergerti nel personaggio in modo spontaneo?

      RENATO PAIOLI:Dopo anni di esperienza, ho sviluppato un metodo che mi appartiene. Ho studiato all’Actors Studio, dove ho appreso il “metodo”, quello utilizzato da attori come Pacino, De Niro e altri. È un processo lungo e faticoso, che richiede immersione totale. Tuttavia, ci sono situazioni, come le audizioni, in cui è necessario entrare nel personaggio rapidamente, senza avere il tempo di un’analisi profonda. Grazie a Vince Riotta, un grande attore e insegnante, ho affinato le mie tecniche e sviluppato un approccio più rapido per queste circostanze.

      FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un tipo di personaggio che ti piace interpretare più di altri? Magari ruoli drammatici, comici, o anti-eroi?

      RENATO PAIOLI:Credo che ogni personaggio, se scritto bene, possa essere affascinante. Non esiste una netta distinzione tra ruoli comici o drammatici: anche un personaggio comico può avere aspetti drammatici e viceversa. Quando si parla di ruoli, si parla di anime che vengono create sulla carta, e ogni anima ha sfumature di bene e male, di serietà e leggerezza. Il mio compito è esplorare queste complessità, interpretarle senza mai snaturarle, e per farlo attingo a ciò che ho dentro. Se il ruolo è scritto bene, qualsiasi esso sia, sono certo che saprà coinvolgermi.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è la sfida più grande che hai affrontato come attore e come l’hai superata?

      RENATO PAIOLI:Una delle sfide più grandi per noi attori è imparare a gestire il rifiuto. Riceviamo un numero di rifiuti che supera di gran lunga quello che una persona comune deve affrontare. Per me è stato particolarmente difficile accettare di essere arrivato secondo e di aver perso un ruolo che mi avrebbe cambiato la vita, soprattutto sapendo che è andato a un raccomandato. Ci è voluto del tempo per superarlo, e devo ringraziare la mia compagna per avermi aiutato. Come si suol dire, l’amore guarisce: lei mi ha risollevato.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Hai qualche rituale o abitudine prima di andare in scena o di girare una scena importante?

      RENATO PAIOLI:Prima di una scena importante, ascolto musica. È il mio modo per concentrarmi e isolarmi.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Come bilanci il lavoro emotivo che la recitazione richiede con la tua vita personale?

      RENATO PAIOLI:All’inizio, separare la vita privata dal lavoro era complesso. Da quando sono diventato padre, però, mi sono imposto di “staccare la spina” subito dopo le riprese. Il lavoro resta sul set, a casa porto solo me stesso.

      FRANCESCO FIUMARELLA:C’è stato un incontro o una collaborazione artistica che ha cambiato il tuo modo di vedere la recitazione?

      RENATO PAIOLI:L’incontro con Catherine Carlen, la mia insegnante e attrice di Los Angeles, ha avuto un impatto significativo sulla mia visione della recitazione.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Hai lavorato con molti registi diversi: come riesci ad adattarti alle varie visioni registiche senza perdere la tua interpretazione personale?

      RENATO PAIOLI:Faccio un parallelismo per chiarire il concetto. Per noi cattolici, la vita è governata da Dio, che ha la visione completa di tutto e conosce il nostro destino, le nostre azioni, e così via. Tuttavia, ci concede il libero arbitrio e ci permette di esprimere noi stessi e le nostre emozioni senza limitazioni. Allo stesso modo, per me il regista sul set è Dio: il film è la sua realtà, e lui conosce tutto sui personaggi, cosa faranno e come lo faranno. Tuttavia, lascia all’attore il libero arbitrio sulle emozioni da esprimere. Ovviamente, per consentire tutto ciò, devo fidarmi del regista, diversamente da come avviene nella vita.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stata l’esperienza più formativa della tua carriera fino ad oggi? Magari un progetto o un momento che ti ha aiutato a crescere come attore.

      RENATO PAIOLI:Ci sono due esperienze che mi hanno segnato profondamente. La prima è stata ricevere il “Premio Vincenzo Crocitti  International 2018” come attore emergente, che è arrivato subito dopo il mio trasferimento nel Regno Unito. Questo riconoscimento mi ha fatto capire di avere talento e che non dovevo arrendermi. La seconda esperienza è stata la registrazione della puntata pilota della serie Hope. Si tratta di una serie ambientata nel mondo di The Walking Dead, che si proponeva di rispondere alla domanda: come hanno reagito gli italiani all’apocalisse zombie? Abbiamo lavorato a livelli molto alti, ho conosciuto colleghi fantastici e ho persino trovato l’amore.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Hai mai interpretato un personaggio che ti ha influenzato anche nella vita reale? C’è stato un ruolo che ti ha segnato particolarmente?

      RENATO PAIOLI:Ogni ruolo che interpreto, in qualche modo, mi influenza. Ogni personaggio che do vita condiziona la mia vita anche dopo averlo interpretato. Un attore, infatti, mette sempre un pizzico di sé stesso nel personaggio; è uno scambio reciproco tra il personaggio e l’attore.

      FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un attore o un’attrice con cui sogni di lavorare? E un regista?

      RENATO PAIOLI:Sì, sogno di lavorare con Al Pacino, James McAvoy, Brad Pitt e Cate Blanchett, per citarne alcuni. Di registi, quello che più mi incuriosisce è Guy Ritchie.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Come vedi l’evoluzione del cinema e del teatro oggi? C’è qualcosa che vorresti cambiare o migliorare nel settore?

      RENATO PAIOLI:Se parliamo della situazione in Italia, posso dire che c’è ancora molto da lavorare. Sicuramente, grazie a Netflix e Prime, alcune cose sono migliorate, ma c’è tanto da fare, sia dal punto di vista registico che da quello attoriale. Molti talenti devono ancora essere scoperti e ci sono storie che devono ancora essere raccontate.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Che tipo di storie ti piacerebbe raccontare in futuro? E c’è un genere che non hai ancora esplorato ma che ti affascina?

      RENATO PAIOLI:Nella mia carriera ho raccontato molte storie. Fondamentalmente, una storia non è mai la stessa, anche se si tratta della stessa trama. Potrei raccontare Biancaneve in mille modi diversi, e sarebbe sempre una storia unica. La storia è importante, ma l’interpretazione cambia tutto. Non ho mai interpretato il genere horror; sarebbe una bella esperienza.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Dove ti vedi tra dieci anni? Quali sono gli obiettivi professionali e personali che ti piacerebbe raggiungere?

      RENATO PAIOLI:Tra dieci anni spero di trovarmi su una spiaggia di un’isola delle Canarie, poiché mi auguro di aver raccontato abbastanza storie da aver lasciato il mio contributo al mondo.

      FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un progetto “sogno nel cassetto” che non hai ancora realizzato?

      RENATO PAIOLI:Realizzare un film tratto dal libro che ho scritto e pubblicato nel 2017, intitolato “La verità del tempo.”

      FRANCESCO FIUMARELLA:Come riesci a trovare l’equilibrio tra arte e industria nel mondo del cinema? In che modo mantieni la tua visione artistica senza compromessi?

      RENATO PAIOLI:Semplicemente, non lo trovo! Se fossi sceso a compromessi e avessi accettato determinate condizioni, avrei lavorato molto di più e forse adesso sarei tra le grandi star. L’arte è un dono e una dannazione; per mantenere la mia visione artistica, devo aspettare di incontrare l’opportunità giusta.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Cosa fai nel tempo libero per ricaricarti? Hai qualche passione o hobby fuori dal mondo della recitazione?

      RENATO PAIOLI:Nel tempo libero mi piace trascorrere del tempo con le mie figlie e la mia compagna. Amo dormire, guardare cartoni animati, cucinare e, naturalmente, mangiare.

      FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un film, un libro o una citazione che ti ispira particolarmente?

      RENATO PAIOLI:Un film che mi ispira particolarmente è “Il curioso caso di Benjamin Button”. Il monologo finale di Brad Pitt è illuminante:

      “Per quello che vale, non è mai troppo tardi, o nel mio caso troppo presto, per essere quello che vuoi essere. Non c’è limite di tempo, comincia quando vuoi, puoi cambiare o rimanere come sei, non esiste una regola in questo. Possiamo vivere ogni cosa al meglio o al peggio, spero che tu viva tutto al meglio, spero che tu possa vedere cose sorprendenti, spero che tu possa avere emozioni sempre nuove, spero che tu possa incontrare gente con punti di vista diversi, spero che tu possa essere orgogliosa della tua vita e se ti accorgi di non esserlo, spero che tu trovi la forza di ricominciare da zero”.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stato il complimento più bello che hai ricevuto per una tua interpretazione?

      RENATO PAIOLI:Il complimento più bello che ho ricevuto per una mia interpretazione è stato da parte di una donna malata di cancro, che mi ha detto di aver provato esattamente le stesse emozioni trasmesse dal mio personaggio malato.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Quali valori cerchi di trasmettere attraverso il tuo lavoro? C’è un messaggio che vuoi comunicare al pubblico?

      RENATO PAIOLI:Ti dirò… gli attori sono egocentrici. Qualsiasi attore affermi di recitare per il pubblico o di vivere dell’energia che il pubblico trasmette, probabilmente mente. Molti decidono di diventare attori per motivi diversi: per conoscere se stessi, per cercare riconoscimento o per trovare una risposta a domande come “Qual è il mio posto?” o “Io chi sono?”. Pertanto, tutto ciò che un attore trasmette lo fa involontariamente; è un effetto collaterale. Personalmente non cerco di comunicare alcun messaggio specifico: il pubblico vede nelle mie interpretazioni ciò che desidera, un po’ come nel test di Rorschach. Se il pubblico si emoziona, sono felice, ma è una felicità egoistica, perché so di essere stato bravo. Quando insegno recitazione, invece, cerco di trasmettere determinati valori, e quando un allievo riesce a coglierli, ne sono fiero.

      FRANCESCO FIUMARELLA:Come descriveresti Renato Paioli in tre parole?

      RENATO PAIOLI:Determinato, resiliente, appassionato.

      Francesco Fiumarella & Renato Paioli