
“Parthenope”, l’ultimo capolavoro di Paolo Sorrentino, è un’affascinante celebrazione della bellezza e complessità di Napoli. Il film segue la vita di Parthenope, una giovane donna nata nel 1950 tra le acque di Posillipo, il cui nome rende omaggio alla città stessa. Diciotto anni dopo, Parthenope è diventata una splendida ragazza, adorata da molti, incluso suo fratello maggiore Raimondo, con il quale ha un rapporto ambiguo.
Paolo Sorrentino ha sempre avuto un occhio ineguagliabile per l’estetica, e con Parthenope porta la sua arte visiva a un livello superiore. Ogni inquadratura è un’opera d’arte, un quadro vivente in cui luci, ombre e colori si fondono in un’armonia perfetta. La fotografia di Daria D’Antonio trasforma Napoli in un sogno sospeso tra realtà e mito, con il mare che diventa un personaggio a sé, specchio delle emozioni della protagonista.

Le immagini sono cariche di poesia, ogni dettaglio è studiato con la precisione di un pittore rinascimentale: la luce del sole che accarezza i volti, il chiaroscuro che scolpisce i corpi, il gioco di riflessi sull’acqua che amplifica la magia del racconto. Non c’è un solo frame che non sembri pensato per essere incorniciato. Napoli non è solo sfondo, ma anima pulsante, catturata in tutta la sua essenza viscerale e misteriosa.
Il cast, poi, è un altro capolavoro. Celeste Dalla Porta incarna Parthenope con una grazia magnetica, una presenza scenica che trasmette l’essenza stessa della bellezza e del desiderio. Accanto a lei, attori come Gary Oldman, Silvio Orlando, Luisa Ranieri, Peppe Lanzetta, donano profondità e carisma alla storia, con interpretazioni intense e raffinate. Ogni volto sembra scelto per la sua capacità di raccontare qualcosa al di là delle parole, un’umanità che si svela nei dettagli, negli sguardi, nei silenzi.





In sintesi, “Parthenope” è un film che incanta e coinvolge, offrendo una prospettiva unica sulla città di Napoli attraverso la lente visionaria di Sorrentino. Un’esperienza cinematografica imperdibile per chiunque ami il cinema d’autore e le storie profondamente umane.
