Oggi ho il piacere di intervistare l’amico Attore e Scrittore, Patrizio Pelizzi. Insignito del “Premio Vincenzo Crocitti International -Vince Award in occasione Dell’VIII Edizione 2019.

FRANCESCO FIUMARELLA: Ciao Patrizio, cosa ti ha spinto a diventare un attore? C’è stato un momento specifico in cui hai capito che questa sarebbe stata la tua strada?
PATRIZIO PELIZZI:Mi ha spinto il “Fuoco Sacro” della passione. Grazie anche ai miei cari genitori che da bambino (ho iniziato a 9 mesi di vita con un noto Spot pubblicitario) mi accompagnavano a molti casting di spot pubblicitari, fotoromanzi, film e spettacoli teatrali. Loro mi hanno nutrito con amore di principi e valori. Ho un bellissimo ricordo dello Spot del Cornetto Algida.
Ho capito che il mestiere dell’attore sarebbe stata la mia strada verso i 24 anni, quando entrai come personaggio fisso nella serie-tv trasmessa su Rai Due “Turbo”, regia di Antonio Bonifacio era la fine degli anni 90. Poter vivere con meritocrazia della propria arte è un grande traguardo.
FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stato il ruolo più difficile che hai interpretato fino a oggi e perché?
PATRIZIO PELIZZI:Ogni ruolo è difficile e impegnativo e allo stesso tempo divertente. L’importante è affrontarlo con introspezione, serietà, studio e amore. Bisogna capire il sottotesto del copione, e farsi delle domande per raggiungere l’essenza di ogni personaggio. Nella serie-tv “Gente di mare 2”(Rai Uno),diretta da Andrea Costantini e Giorgio Serafini, è stata una bella sfida con me stesso. Il mio personaggio era un sinistro Pilota narcotrafficante, un personaggio molto scomodo, agli antipodi da me stesso. Comunque è stato anche divertente interpretare un personaggio cattivo in pieno mare aperto, nonostante gli imprevisti sul set e specialmente quelli meteo (c’era molta neve nell’entroterra), in quel atipico periodo invernale in Calabria, era il 2007.
FRANCESCO FIUMARELLA:Quando ti prepari per un nuovo personaggio, qual è il tuo processo creativo? Hai qualche tecnica particolare per immergerti completamente nel ruolo?
PATRIZIO PELIZZI:Ci tengo molto alla preparazione del copione. È un momento molto intimo. Quando la sceneggiatura è scritta bene, è più facile arrivare al personaggio. Il mio metodo è Stanislavskij/ Strasberg, studiato per 4 anni presso il “Duse International” diretto da Francesca De Sapio.
Perfezionato successivamente al Centro Sperimentale di Cinematografia. A mio avviso un attore diventa credibile e prende la sua vera faccia verso i trentacinque/quarant’anni. È importante anche l’esperienza della vita esterna. Gli attori sono come una spugna e devono essere ricettivi, prendere spunto dalle esperienze pregresse, per poter trasmettere i giusti sentimenti.
FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un regista o un collega con cui hai lavorato che ti ha particolarmente influenzato nel tuo percorso artistico?
PATRIZIO PELIZZI:Ho avuto svariati fari e Maestri di vita. In Primis il Maestro Pupi Avati, che ti fa capire veramente che cosa vuol dire essere un mero e credibile attore. Voglio ricordare anche il grande Gigi Proietti, Antonio Prisco, Annamaria Bottini, Claudio Sorrentino, Silvia Pepitoni, Beatrice Bracco, Francesca De Sapio, Thomas Otto Zinzi, Milena Vukotic, Gisella Sofio, Francesco Fiumarella, Lino Damiani e Sergio Castellitto.

FRANCESCO FIUMARELLA:Quali emozioni provi quando vedi il risultato finale di un progetto su grande schermo o in teatro? C’è mai stato un film o uno spettacolo che ti ha sorpreso per come è venuto?
PATRIZIO PELIZZI:Ogni volta mi stupisco e gioisco come un bambino. Ho un ricordo indelebile quando ho interpretato a teatro Laerte nell’ “Amleto” di Shakespeare e Bob Dylan, nello spettacolo teatrale-musicale “Canzoni d’amore tra racconti di guerra”. Anche nel cortometraggio “Col Cuore in mano”, dove interpretavo il protagonista, l’Ingegnere Baldini.

FRANCESCO FIUMARELLA:Come gestisci le aspettative del pubblico e della critica? Quanto influenzano il tuo approccio al lavoro?
PATRIZIO PELIZZI:Accetto tutto con pazienza e riflessione. Le critiche devono essere costruttive, sincere, dirette e propositive. Servono per migliorarsi. Sul lavoro molto poco, confido sulla mia forza di volontà e passione. Sono attore e regista di me stesso.
FRANCESCO FIUMARELLA:Hai mai interpretato un personaggio con cui non ti sei sentito in sintonia? Se sì, come hai affrontato questa sfida?
PATRIZIO PELIZZI:Quasi mai, amo ogni personaggio che interpreto. L’attore è un vero esploratore di nuove anime.
FRANCESCO FIUMARELLA:Tra tutti i personaggi che hai interpretato, c’è qualcuno che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
PATRIZIO PELIZZI: Sono affezionato a molti personaggi. L’imprenditore Nino Rosato nella Soap Opera “Un posto sole” (Rai Tre) (peccato che è andato presto a miglior vita), il Partigiano Leone nella serie-tv “Questa è la mia terra”(Canale5), diretto da Raffaele Mertes.
Fazio da Micciole nel film “Dante” di Avati. Flavio De Mola nella serie-tv Distretto di Polizia, regia di Alberto Ferrari. In un momento topico, ho amato anche un nuovo personaggio da me interpretato…
Un Giudice della Corte d’Assise nel nuovo film “L’orto americano” diretto dal Maestro Pupi Avati, presentato in anteprima internazionale allo scorso Festival della Biennale di Venezia, 81 edizione – 2024.
Il film sarà trasmesso al Cinema nel prossimo marzo 2025, con 01Distribution.
FRANCESCO FIUMARELLA:Se potessi scegliere qualsiasi ruolo o genere da interpretare in futuro, cosa ti piacerebbe sperimentare?
PATRIZIO PELIZZI:Mi piacerebbe interpretare un temerario-pacifista Astronauta che arriva in un nuovo Pianeta dell’Universo, dove non c’è l’ipocrisia, la corruzione e la cattiveria umana.
FRANCESCO FIUMARELLA:Nel corso della tua carriera, hai mai pensato di dedicarti anche alla regia o alla sceneggiatura?
PATRIZIO PELIZZI:Ho scritto molte sceneggiature, (rimaste nel cassetto).
Come regista ho diretto uno spettacolo teatrale scritto dalla poetessa Ornella Mereghetti “Ho guardato il male negli occhi”, andato in scena nel 2019 presso il Teatro “Tnt” a Treviglio in Lombardia (Bg) in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Per il cinema ci sto pensando, mai dire mai.
FRANCESCO FIUMARELLA:Come mantieni l’equilibrio tra la tua vita personale e quella professionale, considerando le richieste del mondo dello spettacolo?
PATRIZIO PELIZZI:In un modo normale, con i piedi per terra. Senza troppe aspettative.
FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un messaggio o un tema particolare che speri di trasmettere attraverso i tuoi ruoli?
PATRIZIO PELIZZI:Pace, speranza, gioia di vivere, fede e amore.
FRANCESCO FIUMARELLA: Come ti rapporteresti qualora dovessi avere grande successo successo e la fama? E come lo gestiresti?
PATRIZIO PELIZZI:Mi rapporto con rispetto con me stesso e il prossimo. Non ho avuto grandi picchi di fama. E se arriverà un giorno, rimarrò sempre come sono, con i piedi per terra. Il fatato Mondo dello Spettacolo è bello ma anche aleatorio e spietato.
FRANCESCO FIUMARELLA Qual è il consiglio più importante che hai ricevuto all’inizio della tua carriera e che ancora oggi tieni a mente?
PATRIZIO PELIZZI:I compianti colleghi Arnaldo Ninchi e Gigi Proietti mi dissero: Patrizio…
Rimani sempre te stesso.
Il mio amico/collega Giorgio Biavati mi dice: rispettati e vai dritto per la tua strada.
Anche la collega Sharon Stone(con cui ho recitato nel film “A Golden boy” di Avati) mi disse: rimani autentico e ama il tuo lavoro, con i veri valori.
FRANCESCO FIUMARELLA:Quale consiglio daresti a un giovane attore che sta cercando di farsi strada in questo settore?
PATRIZIO PELIZZI:È un lavoro bellissimo ma difficilissimo, specialmente per rimanere a galla negli anni.
Il mio consiglio è di studiare tanto, e amare questo lavoro come un figlio. La passione fa superare ogni problema. E poi di non trascurare la gentilezza, la poesia e l’umanità.
