Oggi ho il piacere di intervistare gli amici fratelli Attori e Doppiatori Alessandro e Federico Campaiola, quest’ ultimo Insignito del “Premio Vincenzo Crocitti International -Vince Award” In occasione della III Edizione 2015.

Intervista:

FRANCESCO FIUMARELLA:Ciao Alessandro e Federico, come nasce l’idea di portare in scena lo spettacolo teatrale “Attori? No grazie!? Cosa vi ha ispirato?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA: L’idea di portare questo spettacolo in scena nasce dalla necessità di riprendere un percorso artistico interrotto da anni. Per molto tempo abbiamo portato spettacoli comici non solo a Roma, ma anche in giro per l’Italia. Tuttavia, a causa del Covid e di altri fattori indipendenti dalla pandemia, ci siamo fermati. Ora sentivamo che era arrivato il momento giusto per tornare in scena. La nostra ispirazione è stata alimentata dalla voglia di ritornare a fare teatro, che è sempre stata la nostra grande passione. Ma non solo: volevamo anche parlare di qualcosa di significativo. Per noi, il teatro, pur essendo comico e leggero, con un’impronta che si avvicina al cabaret (anche se non lo definiremmo tale), è uno strumento per trasmettere messaggi e riflessioni. Il nostro spettacolo, infatti, si ispira all’avanspettacolo di una volta, con musica, sketch comici e momenti di intrattenimento, ma senza rinunciare a raccontare qualcosa di importante. In questo caso, siamo stati spinti dal momento storico che il nostro settore sta vivendo, caratterizzato da grandi cambiamenti e sfide. Pensiamo, ad esempio, all’avvento dell’intelligenza artificiale, che ha portato a uno sciopero lungo sei mesi di attori e sceneggiatori in America. Anche il nostro settore, in particolare quello del doppiaggio, si trova in una situazione di tensione per il possibile impatto di questa nuova tecnologia. Oltre a questo, vogliamo riflettere su come il mondo dell’intrattenimento e del nostro lavoro sia cambiato. Un tempo, un attore veniva riconosciuto per il suo lavoro in teatro o in televisione. Oggi, invece, il successo sembra misurarsi attraverso i social media, i follower, i like e le iscrizioni. Questo cambiamento ha stravolto il modo di fare intrattenimento e, in parte, anche il nostro mestiere.Per questo motivo, abbiamo deciso di creare uno spettacolo che parli di tutto questo, che denunci le trasformazioni che stanno investendo il nostro settore e che, al tempo stesso, riesca a intrattenere e far riflettere il pubblico.

FRANCESCO FIUMARELLA:Quali emozioni volete trasmettere al pubblico attraverso questo lavoro?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:Le emozioni che vogliamo trasmettere al pubblico attraverso i nostri spettacoli sono sempre le stesse: felicità, leggerezza e tante risate. Amiamo far ridere e sentire il pubblico che si diverte, perché per noi portare un po’ di gioia è fondamentale, soprattutto in un periodo storico in cui la vita è diventata sempre più difficile. Il nostro obiettivo principale è regalare momenti di spensieratezza, offrendo una serata leggera e piacevole. Tuttavia, vogliamo farlo anche invitando il pubblico a una riflessione. Sebbene il nostro sia un teatro comico, ci piace inserire spunti che facciano pensare, rendendo l’esperienza non solo divertente ma anche significativa. In questo modo, cerchiamo di unire leggerezza e profondità, offrendo qualcosa che vada oltre il semplice intrattenimento.

FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stata la più grande sfida nell’interpretare i vostri personaggi in questo spettacolo?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:I nostri spettacoli rappresentano sempre una grande sfida, principalmente a causa dei ritmi serrati e della loro natura corale. Funzionano solo se tutti noi, i quattro attori principali in scena (più un quinto fuori sync), riusciamo a coordinarci alla perfezione. Pur avendo ruoli molto diversi, è essenziale creare un’armonia sul palco affinché tutto si incastri al meglio. Una delle difficoltà maggiori in questo spettacolo è stata cambiare l’assetto rispetto al passato: prima eravamo in tre sul palco, mentre ora siamo in quattro. Questo ha richiesto un notevole adattamento, soprattutto nella scrittura degli sketch, che è stata riorganizzata per far funzionare la dinamica tra quattro personaggi invece che tre. Questa transizione è stata forse la parte più impegnativa, più ancora dell’interpretazione, che resta comunque un lavoro di estrema precisione e coordinazione tra noi attori. Inoltre, per la prima volta, siamo stati diretti da un regista teatrale, Franco Mannella, un attore e regista di grande esperienza e profonda conoscenza del teatro. La sua visione ha dato allo spettacolo una struttura più teatrale rispetto a quanto facevamo in passato, introducendo tempi e ritmi differenti. Abituarci a queste nuove dinamiche e rispettare le tempistiche precise che il teatro richiede è stato inizialmente complesso e, a tratti, lo è ancora mentre continuiamo a lavorare sulla messa in scena. Questo processo, sebbene impegnativo, ci sta spingendo a crescere come artisti e a migliorare la qualità del nostro spettacolo.

Franco Mannella

FRANCESCO FIUMARELLA:Vi capita spesso di lavorare insieme, essendo entrambi attori e doppiatori? Com’è condividere questa esperienza sul palco?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA: In realtà, capita meno spesso di quanto si possa pensare, e certamente meno di quanto vorremmo, di collaborare io e Federico nel doppiaggio. Questo perché abbiamo voci molto simili, quindi è raro che ci venga assegnato lo stesso progetto. Quando uno di noi è coinvolto in un lavoro, è meno probabile che ci sia anche l’altro, anche se ci sono state eccezioni. Ad esempio, abbiamo avuto la fortuna di lavorare insieme su produzioni importanti come Bridgerton e Stranger Things. Sono esperienze bellissime, ma non così frequenti. Il teatro e la comicità, invece, sono un mondo completamente diverso per noi, qualcosa di unico e profondamente personale. A differenza del doppiaggio, in cui siamo cresciuti – nostra madre è una doppiatrice, e anche nostro padre ha lavorato a lungo in questo settore – il teatro è stata una scelta interamente nostra. Non c’è stato nessuno a spingerci in questa direzione: siamo stati noi, spinti dalla passione, ad avvicinarci a questo mondo. Fin da bambini, io e Federico abbiamo vissuto la nostra quotidianità come se fosse una continua scenetta: pensavamo a sketch, immaginavamo situazioni comiche, insomma ci divertivamo a creare. Il teatro rappresenta un percorso che abbiamo costruito insieme, da zero, ed è per questo che lo sentiamo profondamente nostro. La cosa più bella di questo progetto, anche se oggi in Italia è molto difficile vivere di teatro, è che ci permette di lavorare insieme. Scriviamo insieme, proviamo insieme, recitiamo insieme, curiamo ogni dettaglio, dalla burocrazia ai costumi, fino agli aspetti più tecnici. È un lavoro che ci unisce e che rappresenta qualcosa di completamente nostro, una creazione condivisa in cui mettiamo tutta la nostra passione e il nostro impegno. Questo è ciò che rende speciale quello che facciamo: è un progetto che ci appartiene e che ci permette di essere sempre complici, sia sul palco che nella vita.

Alessandro Campaiola voce di Benedict Bridgerton interpretato da Luke Thompson
Federico Campaiola voce di Colin Bridgerton interpretato da Luke Newton
Federico Campaiola voce di Jonathan Byers interpretato da Charlie Heaton
Alessandro Campaiola voce di Steve Harrington interpretato da Joe Keery
Alessandro Campaiola
Federico Campaiola

FRANCESCO FIUMARELLA:Come descrivereste il vostro rapporto professionale e personale, considerando che siete fratelli?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:Il nostro rapporto, sia professionale che personale, è davvero speciale. Non lo dico perché sto rispondendo a un’intervista, ma con il cuore: credo che pochi fratelli abbiano un legame così forte. Per me, questo è il modo in cui tutti i rapporti tra fratelli dovrebbero essere, anche se mi rendo conto, parlando con amici e conoscenti, che non è sempre così. Federico è la persona più importante della mia vita, il mio migliore amico, il punto di riferimento con cui ho condiviso tutto, dalle gioie ai dolori, fino ai consigli più intimi. Nonostante sia più giovane di me, è incredibilmente saggio, e spesso mi rivolgo a lui per avere un parere o una guida su ciò che mi accade nella vita. A livello professionale, questa sintonia si traduce in una grande stima reciproca. Questo progetto, infatti, nasce anche grazie al talento di Federico, che è il vero capo comico del gruppo. Il nostro rapporto è solido e collaborativo: ovviamente non mancano le discussioni, come è normale quando si lavora insieme, soprattutto perché entrambi vogliamo fare le cose nel migliore dei modi. È naturale che ci siano divergenze o incomprensioni, ma non sono mai state così grandi da creare conflitti seri. Cerchiamo sempre di lavorare insieme con amore e con l’obiettivo comune di dare il meglio. Alla fine, il nostro legame personale arricchisce il nostro lavoro e viceversa, rendendo tutto ancora più speciale.

FRANCESCO FIUMARELLA:Avete dei rituali o delle abitudini particolari prima di andare in scena?

ALESSANDRO CAMPAIOLA:Non abbiamo particolari rituali, ma ce n’è uno che mi viene in mente, anche se è una piccola cosa. Prima di entrare in scena, abbiamo un nostro modo di incoraggiarci, un gesto tra noi per salutarci, soprattutto con Alessio Nissolino. È un gesto semplice, quasi simbolico, ma lo ripetiamo sempre prima di iniziare.Personalmente, però, ho un rituale tutto mio. Subito prima di varcare le quinte, mi fermo un attimo, guardo verso l’alto e saluto mio nonno, che non c’è più. Gli chiedo di starmi vicino e di aiutarmi a fare bene. È un momento di connessione intima che ripeto sempre, non solo a teatro ma anche in altre occasioni dal vivo, come eventi importanti o situazioni in cui devo dare il massimo. È qualcosa che mi dà forza e serenità.

Alessandro Campaiola e suo Nonno

FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un momento specifico del vostro spettacolo che secondo voi colpirà particolarmente il pubblico?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:Non saprei indicarti con certezza quale momento colpirà di più lo spettatore, perché credo che dipenda molto dalla sensibilità di ciascuno. Il nostro spettacolo è molto particolare e ricco di sfumature, quindi ci saranno momenti diversi che potrebbero lasciare il segno su persone diverse.Forse, a livello emotivo, la parte finale sarà quella che colpirà maggiormente, perché è lì che racchiudiamo il senso di ciò che vogliamo comunicare al pubblico. È un momento forte, che lascia spazio alla riflessione. Per quanto riguarda la parte comica, è difficile dirlo. Abbiamo scritto degli sketch completamente folli, e spesso è il pubblico a sorprenderci. Ogni volta che abbiamo portato in scena uno spettacolo, magari pensavamo che un certo sketch fosse il più riuscito, ma poi le reazioni erano inaspettate: qualcuno ci diceva di aver amato proprio quella scena che pensavamo fosse meno incisiva. Questo rende ogni replica una scoperta. In definitiva, a livello emotivo punterei sul finale, mentre per il lato comico… beh, sarà il pubblico a decidere!

FRANCESCO FIUMARELLA:Come bilanciate i vostri ruoli di attori e doppiatori? Quali aspetti trovate più stimolanti in ciascuna disciplina?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:Sai, per me non c’è una vera distinzione tra doppiatore e attore: un doppiatore è un attore, e viceversa. Questo è un punto fondamentale che, secondo me, è stato un po’ dimenticato ed è una delle ragioni per cui oggi il doppiaggio non è più quell’eccellenza che era in passato. Mi spiego meglio: il doppiaggio è un’arte nella quale siamo stati e continuiamo a essere i migliori al mondo, con attori straordinari che hanno fatto la storia. Tuttavia, rispetto al passato, sembra essersi persa la concezione che il doppiatore è, prima di tutto, un attore. I grandi del passato erano attori completi: provenivano dal teatro, dalla prosa radiofonica, dalla televisione. Si prestavano al doppiaggio, ma la loro formazione e il loro talento come attori erano alla base di tutto. Questo è un aspetto fondamentale che oggi, purtroppo, non sempre viene valorizzato allo stesso modo. Per quanto riguarda noi, non c’è una vera preferenza tra doppiaggio e recitazione sul palco o davanti alla cinepresa. Il doppiaggio è “casa”, perché siamo nati e cresciuti in questo ambiente, ma alla fine è solo un modo diverso di fare ciò che amiamo: recitare. Che sia in sala di doppiaggio, sul palcoscenico o davanti a una cinepresa, sono tutte facce della stessa medaglia, modi differenti di esprimere la stessa passione. Per questo motivo non riesco a fare un bilanciamento tra le due cose: le vedo come un’unica grande realtà, in cui ciascuna esperienza arricchisce l’altra.

FRANCESCO FIUMARELLA:Com’è stato il processo di preparazione per questo spettacolo? Avete avuto delle influenze particolari?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:Il processo di preparazione è stato piuttosto particolare. Avevamo un’idea iniziale, avevamo scritto qualcosa, ma poi è arrivato Francesco Silella, il quarto “fuori sync” e ultimo acquisto della rosa dei “Fuori Sync”. È arrivato con un’idea che ci è piaciuta talmente tanto che abbiamo deciso di stravolgere tutto, cancellare ciò che avevamo fatto e dire: “Ok, facciamo questo!”. La base dello spettacolo, infatti, si è sviluppata a partire dalla sua idea, che ha rappresentato l’influenza più grande su tutto il progetto. Da lì, abbiamo iniziato a costruire lo spettacolo, integrando anche le nostre visioni e idee. Inoltre, mentre lo scrivevamo, siamo stati inevitabilmente influenzati dal mondo che ci circonda e da ciò che stiamo vivendo oggi. Quindi, è stato un lavoro collettivo ma fortemente guidato dalla proposta iniziale di Francesco, che ci ha ispirato a creare qualcosa di nuovo e unico.

FRANCESCO FIUMARELLA::Avete un messaggio per il pubblico che verrà a vedervi al Teatro Roma il 10-11-12 Gennaio 2025?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:Ho un messaggio speciale per il pubblico: siete pronti a diventare anche voi Fuori Sync quando uscirete da quel teatro? Perché questo è esattamente quello che accadrà, lasciandovi trasportare dal nostro spettacolo!

FRANCESCO FIUMARELLA:Siete cresciuti in una famiglia profondamente legata al mondo dello spettacolo e del doppiaggio. In che modo questo ha influenzato la vostra carriera?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:Beh, inevitabilmente ci ha influenzato tantissimo, anche se poi alla fine l’abbiamo scelto noi. Mi spiego meglio: io e Federico, a differenza di tanti nostri colleghi che sono magari figli d’arte e sono nati e cresciuti nel nostro settore, abbiamo iniziato da bambini, ma in modo molto limitato. Abbiamo deciso di intraprendere questa carriera quando eravamo già adolescenti, quindi non è stato un percorso naturale fin da subito. Tuttavia, quell’amore per il mestiere, anche se alla fine l’abbiamo scelto noi, è stato chiaramente influenzato dall’ambiente in cui siamo cresciuti. In casa abbiamo sempre respirato il mondo del cinema, della recitazione, del teatro e del doppiaggio. Come fai a non innamorartene? È difficile immaginare come si possa non amare queste arti. Quindi, crescere in una famiglia come la nostra ha sicuramente giocato un ruolo fondamentale nella scelta della nostra strada.

FRANCESCO FIUMARELLA:Quali sono i principali insegnamenti che avete ricevuto da vostra madre Monica e da vostro zio Luca Ward? Oltre degli aneddoti che vi hanno raccontato su vostro nonno Aleandro.

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA: “Principalmente, i nostri insegnamenti sono venuti da mamma, che è stata la nostra maestra numero 1 e la nostra più grande sostenitrice, anche nel teatro. Devo dire che, pur essendo un campo separato dal nostro, mamma è sempre stata presente. Ora, penso che quasi tutti i figli dicano che la propria madre è la migliore del mondo, ma io sono davvero convinto che la mia mamma sia unica. Nonostante le sue debolezze e fragilità, che fanno parte di ogni essere umano, è sempre stata una madre che ci ha sostenuto con tutto il cuore. Ha fatto sacrifici enormi per noi, cose che pochi farebbero, e ha sempre messo le nostre necessità davanti alle sue. La cosa più bella di mia madre, e che dico sempre, è che è stata l’unica persona che ha creduto in noi fin dall’inizio, senza mai dubitare. All’inizio, forse la vedevamo come: ‘Mamma, lo dici perché sei mamma’, ma il suo sostegno ci ha insegnato a credere in noi stessi. Ci ha fatto capire che, con sacrificio e impegno, ogni obiettivo è raggiungibile. Ci ha insegnato a non mollare mai e a seguire sempre la nostra strada. È stata anche l’unica che ci ha sostenuto durante i nostri primi spettacoli, che chiaramente erano un disastro – non totale, ma quasi, visto che stavamo imparando. Ma mamma è stata sempre lì, a sostenerci. Per quanto riguarda mio zio, gli devo un enorme ringraziamento. Luca mi ha insegnato tanto, non solo riguardo alla tecnica di questo lavoro, ma anche su come comportarsi, gestirsi e porsi in questo ambiente. Ci ha anche insegnato tantissimo sul campo. Una delle cose più significative è stato quando ci chiamò per fare una serie molto difficile. Eravamo appena tornati nel mondo del doppiaggio, con poca esperienza e capacità, ma lui ci ha chiamato per fare i protagonisti di una serie impegnativa, una delle prime in cui si doppiavano personaggi seri con un tono drammatico. Ci ha dedicato tanto tempo e pazienza, e ha preso un rischio, perché qualcuno avrebbe potuto pensare: ‘Ma chi cavolo ha chiamato per fare questo?’ Eppure, lui ci ha messo lì, ci ha insegnato e, grazie a lui e ai suoi insegnamenti, qualche anno dopo ho vinto il provino per doppiare Flash, che è stata una delle esperienze più belle della mia carriera. Anche mio zio, quindi, ci ha insegnato moltissimo in questo lavoro.”

Alessandro e Federico con la madre Monica Ward
Lo zio Luca Ward e Alessandro Campaiola

FRANCESCO FIUMARELLA:Avete un ricordo speciale o un aneddoto legato ai primi anni in cui vi siete avvicinati al doppiaggio?

ALESSANDRO CAMPAIOLA:“Un aneddoto speciale? Ce ne sono tanti, ma uno che mi viene in mente è il primo. Avevo quattro anni e stavo facendo uno spot per un chewing gum per bambini, piuttosto famoso. Ricordo ancora la sensazione della sala e il fatto che il direttore del doppiaggio si fosse messo con me in cabina, perché io, chiaramente, ancora leggevo a malapena. Mi aiutava con gli attacchi e con le battute, e mi dava la classica botta sulla schiena per farmi partire e far partire la voce. Ricordo anche quel leggio altissimo e pensavo: ‘Oddio, è davvero tosto!’ È stato un bel ricordo, proprio all’inizio della mia carriera.”

FRANCESCO FIUMARELLA:Com’è lavorare con un cognome così noto nel mondo del doppiaggio? Sentite una certa pressione o responsabilità?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:“Ad oggi, no, non ci sentiamo influenzati dal nostro cognome. Ci siamo creati la nostra realtà e abbiamo portato avanti il nostro lavoro con professionalità, mantenendo in alto il nostro nome. Siamo professionisti e lavoriamo a un livello alto, nel senso che siamo riconosciuti come professionisti di fascia alta. All’inizio, sicuramente, il nostro cognome ci ha dato una mano, perché quando ci presentavamo, non era come presentarsi semplicemente come ‘figlio di’ o ‘nipote di’, ma avevamo comunque un biglietto da visita. Però, dall’altra parte, dovevamo anche dimostrare di essere all’altezza del nostro nome. Mi ricordo che una volta, agli inizi, una nota direttrice del doppiaggio, entrando in sala, mi disse: ‘Tesoro, forse dovresti cambiare mestiere, perché così fai sfigurare il tuo nome.’ Mi disse proprio così. Tuttavia, devo dire che le cose positive sono state di gran lunga superiori a quelle negative nel portare questo cognome. Abbiamo avuto più opportunità che problemi.”

FRANCESCO FIUMARELLA:Quali differenze trovate tra il lavoro da doppiatori e quello da attori sul palco o davanti alla macchina da presa?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:“Le differenze tra i vari tipi di recitazione non sono molte, perché, come ti dicevo prima, si tratta sempre di recitazione. Le differenze sono principalmente tecniche. Nel doppiaggio, ad esempio, dobbiamo recitare seguendo i tempi e lo stile di un’altra persona, rispettando i suoi tempi e il suo modo di recitare. Quando sei su un palco o davanti a una cinepresa, invece, pur interpretando un ruolo specifico, lo fai sempre con le tue tempistiche e secondo le tue regole. Anche se devi comunque adattarti al personaggio, la recitazione rimane sotto il tuo controllo, con il tuo modo di agire. Nel doppiaggio, però, non è così, quindi questa è una differenza fondamentale.Ogni settore ha i suoi pregi e difetti. Ad esempio, il teatro è meraviglioso perché ti dà un’emozione unica: respirare l’energia del pubblico e sentire ciò che prova in quel momento ti trasmette sensazioni magiche. Tuttavia, una volta che fai teatro per tanto tempo, finisci per ripetere sempre la stessa cosa. Il doppiaggio, invece, ti dà la possibilità di cambiare continuamente quello che fai, ed è per questo che per un attore è molto stimolante. D’altro canto, il doppiaggio, con i suoi ritmi e con il lavoro che comporta, può diventare un po’ alienante, soprattutto se lo fai esclusivamente. Per questo, noi cerchiamo di fare un po’ di tutto: per staccare e avere nuovi stimoli.”

FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un personaggio che avete doppiato e al quale siete particolarmente affezionati?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA: “Sicuramente, per quanto riguarda me, Barry Allen (Flash) è il personaggio al quale sono più affezionato. E rispondo anche per Federico: il protagonista di Ready Player One, Parzival, è un altro personaggio speciale per noi. È stato il primo film importante che ha fatto Federico, un film che tra l’altro è a tema nerd, un mondo che ci appartiene molto. Inoltre, Federico è stato scelto direttamente da Steven Spielberg per il ruolo. Quando Ready Player One è arrivato in Italia, alla prima italiana, Spielberg ha fatto i complimenti a tutto il reparto, in particolare a quello di doppiaggio, dicendo che la versione doppiata in italiano era veramente molto bella. Insomma, sono soddisfazioni.”

Alessandro Campaiola voce di Flash
Federico Campaiola voce di Parzival

FRANCESCO FIUMARELLA:Come vivete il fatto di condividere la stessa passione e percorso lavorativo da fratelli? Vi confrontate spesso sui vostri lavori?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:“È bellissimo, viviamo benissimo insieme. Condividiamo tutto, e come ti dicevo prima, è davvero speciale poter condividere ogni cosa, incluso il lavoro, con il tuo migliore amico. Possiamo lavorare insieme, affrontare le sfide, e fare spettacoli insieme. È una cosa bellissima. Ci sosteniamo a vicenda, ci diamo forza e supporto continuo.”

FRANCESCO FIUMARELLA:Il doppiaggio richiede molta tecnica e sensibilità. Come vi preparate per dar voce a personaggi complessi?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:“Il doppiaggio è difficile perché, a differenza di altri settori della recitazione, come il teatro, il cinema e la TV, hai veramente poco tempo per entrare nel personaggio. Anche nei film più curati, che sono l’eccezione nel nostro mestiere e dove hai un po’ più di tempo, comunque abbiamo molto meno tempo rispetto a un attore di teatro, cinema o televisione. Noi entriamo in sala e, in tre ore, dobbiamo entrare nel personaggio che stiamo doppiando. A un certo punto, diventa automatico. Credo che ogni doppiatore possieda una grande dote camaleontica, cioè la capacità di adattarsi velocemente e di entrare subito nel personaggio, cercando di empatizzare con ciò che si sta facendo, proprio perché dobbiamo lavorare con tempi abbastanza ristretti.”

FRANCESCO FIUMARELLA:In cosa vi sentite simili e in cosa vi sentite diversi come doppiatori e attori?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA: “Siamo simili, se non identici, nei valori, perché siamo cresciuti insieme e condividiamo gli stessi principi e lo stesso modo di vedere la vita. Però, caratterialmente, siamo molto diversi. Io sono più impulsivo, mentre Federico è più saggio e riflessivo. La mia impulsività, però, mi porta anche ad essere più risolutivo, mentre Federico ci pensa un po’ di più, ma spesso il suo approccio più ponderato lo aiuta a evitare errori. Ci completiamo proprio in questo. Questo si riflette anche nel nostro lavoro, soprattutto nel teatro. Io sono più la spalla, il personaggio che prepara il terreno, come un Gianni Agus della situazione, senza assolutamente volermi accostare a lui, ma giusto per far capire il tipo di ruolo che interpreto. Federico, invece, è più il capo comico, quello che raccoglie il frutto del lavoro fatto. Ci completiamo continuamente: se io non poggio bene le battute, o se non costruisco il terreno su cui lui poi lavora, lui raccoglie meno, e viceversa. È un continuo completarsi.”

FRANCESCO FIUMARELLA:Quali progetti futuri avete, sia individualmente che insieme? Avete un sogno che vorreste realizzare?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:“I progetti che abbiamo sono tantissimi. L’unica cosa che sappiamo con certezza è che continueremo a farli insieme, perché, oltre a averlo capito, ci unisce proprio l’amore di fare le cose insieme. Ci piace lavorare insieme. Adesso, ad esempio, stiamo portando avanti un progetto teatrale, ma anche un progetto social in cui facciamo video comici e divertenti. Inoltre, stiamo preparando un film che realizzeremo con una sceneggiatura scritta e prodotta da Greta Di Bella, insieme a tutto il team di Fuori Sync. Abbiamo anche un progetto musicale e molte altre cose in cantiere. Insomma, facciamo tutto insieme, come fratelli.”

FRANCESCO FIUMARELLA:Come descrivereste il mondo del doppiaggio e della recitazione da giovani artisti, rispetto alla vecchia scuola?

ALESSANDRO E FEDERICO CAMPAIOLA:“Come dicevo prima, mi ricollego alla domanda precedente. Il mondo del doppiaggio è cambiato profondamente, e purtroppo, secondo me, questo è dovuto a diversi fattori. Uno dei principali è sicuramente il fatto che il mondo è diventato più veloce di noi, con l’industrializzazione del settore, che ha trasformato il doppiaggio da un settore artistico a un settore produttivo, focalizzato sul guadagno. Questo, purtroppo, succede in molti ambiti artistici e mina l’arte stessa. Il problema è che la nostra generazione di doppiatori, non solo la nostra ma anche quella precedente, non è in grado di sostenere il confronto con artisti della generazione di mia madre, mio zio, Pannofino, Rossi, e altre famiglie e artisti che hanno fatto la storia di questo mestiere. Quella generazione è stata l’ultima a rappresentare un vero fenomeno nel doppiaggio, dove tutti gli artisti, anche quelli meno in voga, erano fenomenali, preparati e sapevano come fare il loro mestiere. Oggi, invece, ci sono delle eccezioni, ma nel complesso vedo un grande divario di eccellenza. Si dice spesso che il doppiaggio italiano sia un’eccellenza, ma, purtroppo, non lo è più come una volta. Le eccezioni ci sono, ma non bastano a fare un settore di qualità. Oggi siamo tanti, più di 2000 professionisti a Roma e Milano, ma il numero non corrisponde alla qualità. Non abbiamo più quel parco voci di attori che avevano loro, quindi il livello è sceso. Il problema, poi, è che rispetto alla ‘vecchia scuola’, noi abbiamo preso un approccio che, ripeto, non è colpa nostra né di qualcuno in particolare, ma è il risultato di diverse situazioni. Il vero problema è che il doppiaggio deve rimanere un lavoro fatto da attori, e la recitazione deve essere sempre la cosa più importante, prima di qualsiasi altro aspetto.”