Oggi ho il piacere di intervistare l’amico Attore Internazionale, Yoon C. Joyce, Insignito del “Premio Vincenzo Crocitti International -Vince Award” VII Edizione 2020.

Intervista:
FRANCESCO FIUMARELLA: Ciao Yoon, cosa ti ha spinto a diventare un attore? C’è stato un momento specifico in cui hai capito che questa sarebbe stata la tua strada?
YOON C. JOYCE : Ho iniziato per gioco, niente fuoco per la settima arte precoce o doti particolari come per molti colleghi purtroppo. Vivevo in Arabia Saudita con la famiglia e a causa di un infortunio mi sono iscritto forzatamente al gruppo teatrale per bambini che tra l’altro era in prevalenza femminile. Inizialmente non mi piaceva, ma non avevo altra scelta perché avevo la gamba ingessata e non potevo fare altre attività. Oltretutto ho sempre avuto poca memoria e per me fu da subito un dramma, finché non scoprii l’improvvisazione e li avvenne la svolta, perché è come se improvvisamente avessi scoperto una nuova dimensione, e spesso infatti uscivo dagli argini inventandomi battute che non avevano attinenza alla situazione con disperazione dell’insegnante. Successivamente, rientrato in Italia subii un crollo emotivo a causa del forte razzismo di cui fui vittima, furono anni davvero duri, avevo 16 anni e fino ad allora non avevo mai avvertito la sensazione di essere diverso dagli altri perché avevo sempre frequentato scuole internazionali con compagni di classe provenienti da tutto il mondo. A quei tempi in Italia credo ci fossero 3 o 4 asiatici in tutto e africani zero, fra tutti gli Istituti superiori l’ unico studente non caucasico ero io, una vera mosca bianca, è facile immaginare tutte le conseguenze. La recitazione si rivelò ancora una volta la migliore terapia ma iniziai a pensare che il cinema sarebbe potuta essere una potente arma con cui combattere la mia battaglia per dimostrare che non esistono razze, anzi ne esiste solo una, quella umana. Il mio desiderio più grande (che sarebbe diventato anche il mio fardello) divenne pertanto quello di interpretare ruoli importanti di personaggi normali, come uno studente, un medico, un avvocato, intesi come non stereotipati, umilianti, imbarazzanti, ovvero ciò che invece presto l’Italia avrebbe iniziato a propormi con insistenza.


FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stato il ruolo più difficile che hai interpretato fino a oggi e perché?
YOON C. JOYCE:Il ruolo del tenente di una squadra speciale della sezione omicidi che si scoprirà essere un immortale in vita da 150 anni e che combatte in una dimensione fra mondo dei vivi e dei morti nella serie fantascientifica spagnola PARAISO, oltretutto perché ho fatto tre mesi di sessioni per parlare perfettamente spagnolo, orece ore di prove di combattimento, fughe, inseguimenti, interrogatori ecc…


FRANCESCO FIUMARELLA:Quando ti prepari per un nuovo personaggio, qual è il tuo processo creativo? Hai qualche tecnica particolare per immergerti completamente nel ruolo?
YOON C. JOYCE:Anzitutto, dopo aver compreso il contesto inizi con la memorizzazione delle battute, devo essere in grado di ripetere tutto senza pensare al testo, poi inizio a modellare la psicologia del personaggio di turno sulle battute e sincronizzarle su movimenti specifici del corpo, compiendo azioni inventate ma che mi aiutano ad archiviarle da qualche parte nella mia mente, così da avere accesso non solo testualmente (che come ripeto se fosse solo per quello avrei problemi a ricordare) Alla fine lascio sedimentare il tutto per qualche giorno passando di volta in volta alle scene successive e poi aspetto di arrivare sul set e adeguate alle esigenze scenografiche e del regista.





















FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un regista o un collega con cui hai lavorato che ti ha particolarmente influenzato nel tuo percorso artistico?
YOON C. JOYCE:Più di uno, in testa di certo Ridley Scott, una pietra miliare, lui mi ha scelto per il ruolo di un prete dopo un provino durato quasi un’ora. La necessità per lui fu quella oltretutto di esprimermi con un accento britannico credibile, ma era previsto in partenza un prete asiatico. Niente stupidi e imbarazzanti stereotipi all’italiana quindi, credo che dalle nostre parti non mi offrirebbero nemmeno il ruolo di un chierichetto in Don Matteo (cito quella serie esclusivamente perché è l’unica che contempla un contesto clericale)


FRANCESCO FIUMARELLA:Quali emozioni provi quando vedi il risultato finale di un progetto su grande schermo o in teatro? C’è mai stato un film o uno spettacolo che ti ha sorpreso per come è venuto?
YOON C. JOYCE:Dipende, alcune volte sono stato molto soddisfatto, altre meno, altre per nulla. Un progetto che recentemente ho adorato è un cortometraggio dal titolo “BEYOND THE MIND” di Sean Valdo e Saverio Tufano che sta ricevendo diversi premi ai vari festival. Quando i due registi mi proposero la parte non riuscivo a comprendere come fosse possibile che interpretassi il padre di due ragazzi occidentali e avere una moglie occidentale. Quando parlai con Sean e Saverio rimasi stupito dalla loro spiegazione. Per loro non era rilevante, ipotizzavano che la madre potesse essersi messa con l’uomo quando i figli erano piccoli e che lui li avesse cresciuti come il vero padre ma non è questo il punto. Ho avuto la chiara dimostrazione che qualcosa di profondamente radicato fosse cambiato perché avevo a che fare con una generazione nuova. Ciò in cui avevo sempre fermamente creduto stava prendendo corpo.

FRANCESCO FIUMARELLA:Come gestisci le aspettative del pubblico e della critica? Quanto influenzano il tuo approccio al lavoro?
YOON C. JOYCE:Ammetto di non curarmene più di tanto, non ho ancora tutta questa attenzione mediatica, quando arriverà ci penserò. (Ride)
FRANCESCO FIUMARELLA:Hai mai interpretato un personaggio con cui non ti sei sentito in sintonia? Se sì, come hai affrontato questa sfida?
YOON C. JOYCE: Si è successo diverse volte soprattutto ad inizio carriera, i sopracitati ruoli del Cinese cretino che parla con la L al posto della R, spesso cameriere o cuoco di un ristorante oppure un malavitoso che puntualmente finiva ammazzato. Non avevo altra scelta perché l’Italia non mi offriva altro, ho dovuto fare una gavetta davvero angosciante, ma se avessi rifiutato non avrei nemmeno potuto fare le prime esperienze. Per fortuna poi è arrivata l’industria estera e quella d’oltreoceano




FRANCESCO FIUMARELLA:Tra tutti i personaggi che hai interpretato, c’è qualcuno che ti è rimasto particolarmente nel cuore?
YOON C. JOYCE:Senz’altro il tenente Zhou della sopracitata serie “PARAISO”, un ruolo che mi ha dato tanto sotto il profilo umano e professionale, mi ha fatto volare lontano, conoscere un approccio alla professione completamente diversa, il regista Fernando Gonzalez Molina mi ha accompagnato in questa avventura come se fosse mio mentore. Una Produzione gigantesca la Globomedia con distribuzione internazionale HBO. In questa serie nemmeno si cita se sia cinese, koreano, giapponese o altro, lui è il tenente di una squadra di ricerca per persone scomparse che prende il comando della stazione di polizia per indagare sulla sparizione di tre ragazzine adolescenti, si scoprirà che in realtà è un immortale che combatte in una dimensione fra il mondo dei vivi e quello dei morti.

FRANCESCO FIUMARELLA:Se potessi scegliere qualsiasi ruolo o genere da interpretare in futuro, cosa ti piacerebbe sperimentare?
YOON C. JOYCE:Ci sono tantissimi ruoli che vorrei sperimentare anche in Italia, il poliziotto, l’avvocato, ma perché no, anche il supereroe, magari diverso da quelli dell’universo MARVEL, comunque personaggi positivi, buoni, carismatici e affascinanti.
FRANCESCO FIUMARELLA:Nel corso della tua carriera, hai mai pensato di dedicarti anche alla regia o alla sceneggiatura?
YOON C. JOYCE:Appena fatto, ho debuttato alla regia con un paio di cortometraggi, uno dal titolo UNEXPECTED (si trova su YouTube) che affronta la tematica del razzismo in modo ironico ma tagliente, poi con uno spot che ho scritto, diretto e interpretato e in cui ho volutamente creato una breve storia alla James Bond con un uomo Coreano che alla fine bacia una bellissima donna Africana, questo era un altro step che desideravo da tanto tempo, se è già difficile vedere un uomo africano o Asiatico baciare una donna caucasica in un Film o serie italiana, direi che un’Africana baciare un Asiatico è impossibile. Era una sfida troppo appetitosa. La comunità blasian oltretutto in Italia ancora non esiste, ma sappiamo che l’audiovisivo è stato spesso anticipatore di mode, pensieri e social contests. Quante volte negli anni ’80 i film e serie americane che invadevano il piccolo o il grande schermo degli italiani hanno portato un po’ di America anche nella nostra cultura influenzandola inesorabilmente? Il cinema che si fa precursore di un pensiero, un’idea, un comportamento sociale facendolo pertanto progredire, questo è il cinema che ho sposato. In questo momento sto girando un film di fantascienza distopico dal titolo EXSILIUM, sempre scritto, diretto e interpretato dal sottoscritto, Produzione esecutiva la bresciana FONX srl .


FRANCESCO FIUMARELLA:Come mantieni l’equilibrio tra la tua vita personale e quella professionale, considerando le richieste del mondo dello spettacolo?
YOON C. JOYCE:Sto ancora cercando di capirlo!
FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un messaggio o un tema particolare che speri di trasmettere attraverso i tuoi ruoli?
YOON C. JOYCE:Certo, è ciò di cui parlavo poc’anzi. Il cinema italiano deve saper offrire una partecipazione emotiva a chiunque e smetterla di fare discriminazione subdola, anche se non esplicita, servono cast multietnici, storie in cui chiunque si possa immedesimare, non è possibile che nel 2025 gli asiatici o gli africani siano ancora rilegati a macchiette stereotipate, (che non definirei nemmeno camei) personaggi negativi, drogati, spacciatori, venditori ambulanti e immigrati clandestini. Vorrei proprio vedere se Denzel Washington o Hyun Bin dovessero ricevere un’offerta del genere da un film italiano come reagirebbero.
FRANCESCO FIUMARELLA:Come ti rapporti con il successo e la fama? Quanto ha cambiato la tua vita e come lo gestisci?
YOON C. JOYCE:Non ho ancora quel tipo di fama, a cui fra l’altro non ambisco se non solo al fine di ottenere ruoli più complessi e interessanti, ma non ho più trent’anni, quindi gestirei la cosa in modo diverso da come si potrebbe pensare, ho sempre condotto una vita modesta e semplice e amo le cose semplici. Tutt’al piú userei la notorietà per creare storie nuove anche dal punto di vista registico e di scrittura, per contribuire a rendere il cinema italiano maggiormente competitivo sul mercato internazionale. La nostra cinematografia deve tornare a splendere.
FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è il consiglio più importante che hai ricevuto all’inizio della tua carriera e che ancora oggi tieni a mente?
YOON C. JOYCE:Martin Scorsese sul set di KunDun una volta mi disse “Tu sei molto singolare, sei un attore asiatico con espressioni occidentali ma ricorda che nessuno ti regalerà niente, se vuoi il successo devi andare a prendertelo.”


FRANCESCO FIUMARELLA:Quale consiglio daresti a un giovane attore che sta cercando di farsi strada in questo settore?
YOON C. JOYCE:Dobbiamo sfatare il mito che oggigiorno per fare l’attore serva visibilità a tutti i costi, ormai sembra che influencers, YouTubers et simili siano la tappa precursore preferenziale per diventare attore, come se fare una scuola e studiare fosse un optional. Niente di più sbagliato. Se è vero che è necessaria una certa predisposizione, un pizzico di fortuna, lo è anche che bisogna prepararsi, come disse un saggio “Non so nasce mai imparati”.

