Oggi ho il piacere di intervistare l’amico Attore, Luigi Di Fiore, Insignito del “Premio Vincenzo Crocitti International -Vince Award” in occasione della IX Edizione 2021.

Intervista:

FRANCESCO FIUMARELLA: Ciao Luigi, quando hai capito che volevi diventare attore? Qual è stato il tuo primo passo nel mondo dello spettacolo?

LUIGI DI FIORE:Il mio primo ricordo è legato allo spettacolo “Il Fanfani rapito” di Dario Fo. Avevo 12 anni e la mia fortuna era quella di abitare a pochi metri dalla mitica Palazzina Liberty dove si svolgeva lo spettacolo. Era un luogo che frequentavamo anche nel pomeriggio, dopo la scuola. Mi aggiravo dietro le quinte e i camerini composti da tubi innocenti. I costumi e le maschere appese, i giochi di penombra, il silenzio che ti avvolgeva, ti faceva respirare un’aria magica. In quel momento ho deciso. Quella precisa sensazione mi rivelò un mondo che si sincronizzava con tutti i miei sentimenti. Avrei fatto quella vita.

FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stato il ruolo che ha dato una svolta alla tua carriera e come lo ricordi?

LUIGI DI FIORE:Il primo. Il mio debutto nel Cinema. In quel periodo frequentavo ancora l’ultimo anno della Bottega di Gassmann a Firenze. Durante le lezioni venne a trovarci l’assistente alla regia di James Ivory che era in città a girare “A Room with a view” l’assistente era Pippo Pisciotta Zeffirelli. Mi scelse per fare un ruolo piccolo ma molto efficace. Una scena drammatica e carica di energia che si svolgeva in Piazza della Signoria, sotto la statua del Perseo. Non avrei potuto chiedere di meglio per il mio debutto. L’anno successivo il film vinse ben tre Oscar. Un inizio col botto.

FRANCESCO FIUMARELLA:Hai avuto modelli di riferimento o attori a cui ti sei ispirato quando hai iniziato?

LUIGI DI FIORE:E’ sempre così. L’emulazione è un processo naturale nei primi passi della carriera. Cercavo di rubare tutto il possibile, di essere spugna. Senza particolari attori di riferimento. Finché non ho incontrato lui, Vittorio Gassmann. Vittorio è stato l’ultimo grande testimone della grande tradizione teatrale del ‘900. Riuscire a descrivere le emozioni che si provavano, da giovane ventenne, al cospetto di un monumento di quella stazza è veramente un’impresa. Non vi è una terminologia che possa testimoniare quel misto di venerabilità, amore per la professione, senso della giustizia che emanava la sua persona. Gli sono grato. Lo sarò per sempre.

FRANCESCO FIUMARELLA:Come ti prepari per un nuovo ruolo? Hai un metodo specifico per entrare nei personaggi?

LUIGI DI FIORE:Per chi, come me, ha avuto un percorso di scuola del Teatro tradizionale bisognerebbe parlare di metodi. Quelli scolastici a partire da Stanislavskij (Ives Le Breton) passando da Brecht (Giorgio Strehler). I versi, lo studio della poesia ha avuto un ruolo fondamentale nella mia preparazione ed oltre a Gassmann bisogna sottolineare la figura di Paolo Giuranna, mitico insegnante che soleva spesso dire che saper dire bene i “versi” era già più della metà dell’opera. Ho riscontrato questa verità durante tutta la mia carriera.Quindi, in ultima analisi, il mio metodo è una sintesi di tutte queste meravigliose esperienze che mi sono state trasmesse dai vertici massimi che ho avuto la fortuna di incontrare sul mio cammino.

FRANCESCO FIUMARELLA:Cosa trovi più impegnativo nel recitare: il lavoro emotivo o l’aspetto tecnico della recitazione?

LUIGI DI FIORE:Vanno di pari passo. La tecnica per la tecnica non vale niente senza il contributo dell’aspetto emotivo, il coinvolgimento dei sensi.

FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un ruolo che hai interpretato che è stato particolarmente difficile o che ti ha cambiato come persona?

LUIGI DI FIORE:A mio modo di vedere non esistono ruoli difficili. Le difficoltà sono date dalla contingenza, dal tempo, se è poco, che hai a disposizione per indagare gli aspetti più profondi di un personaggio. La ricerca in teoria è infinita. Mai e poi mai si può riuscire a diventare altro da sé. Ci si può avvicinare ad un personaggio, anche moltissimo, ma mai e poi mai io potrò diventare Amleto. I personaggi sono irraggiungibili, guai se non fosse così. Il rischio sarebbe quello di perdersi e non ritrovarsi più.

FRANCESCO FIUMARELLA:Come scegli i progetti a cui partecipare? Cosa ti attira di un personaggio o di una storia?

LUIGI DI FIORE:Le motivazioni che ti portano a scegliere un personaggio, piuttosto che un altro, possono essere molteplici. Le ragioni economiche sono un aspetto importante quando non hai a disposizione alternative di guadagno che possano permetterti di vivere. Quelli che possono davvero scegliere quasi sempre si contano sulle dita di una mano. Mi è capitato di dover dire di no.

FRANCESCO FIUMARELLA:Hai mai rifiutato un ruolo che poi ti sei pentito di non aver accettato?

LUIGI DI FIORE:No.

FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un genere cinematografico o un tipo di ruolo che ancora non hai esplorato ma che ti piacerebbe interpretare?

LUIGI DI FIORE:Sì, il prossimo. E’ sempre una nuova avventura che si apre nella tua vita. In questo mestiere le “famiglie” professionali si compongono e scompongono continuamente. E’ la nostra dannazione ma, tutto ciò, ha anche un fascino irresistibile.

FRANCESCO FIUMARELLA:Hai lavorato con molti registi e attori di talento. Quali collaborazioni ricordi con più affetto o gratitudine?

LUIGI DI FIORE:Per gli aspetti e le motivazioni che ho già trattato precedentemente due nomi su tutti a cui rivolgo la mia più profonda gratitudine ed il mio infinito amore: Vittorio Gassmann e Giorgio Strehler

FRANCESCO FIUMARELLA:Come ti trovi a lavorare con registi che hanno uno stile molto specifico o che richiedono un controllo preciso sulla performance degli attori?

LUIGI DI FIORE:Sono degli insicuri. Quando mi è capitato di incontrarli sono scappato a gambe levate.

FRANCESCO FIUMARELLA:Guardando indietro alla tua carriera, quale ruolo consideri il più significativo o rappresentativo della tua evoluzione come attore?

LUIGI DI FIORE:In questo sono Zen. Quello che è accaduto nel passato rimane lì. E’ il futuro che mi interessa.

FRANCESCO FIUMARELLA:Se potessi reinterpretare uno dei tuoi personaggi oggi, con l’esperienza che hai acquisito, cosa cambieresti o faresti diversamente?

LUIGI DI FIORE:Vale la risposta precedente.

FRANCESCO FIUMARELLA:Come vedi l’evoluzione del cinema e della televisione oggi, soprattutto con l’avvento delle piattaforme di streaming? Come sta cambiando il lavoro di un attore?

LUIGI DI FIORE:Il cambiamento è evidente. Cerco di essere un uomo del mio tempo e di adeguarmi alla realtà. Le piattaforme hanno aumentato i prodotti ed, in alcuni casi, anche la qualità. Ben vengano.

FRANCESCO FIUMARELLA:C’è un cambiamento nell’industria cinematografica che ti entusiasma o che ti preoccupa?

LUIGI DI FIORE:Mi preoccupano molto le nuove norme per accedere al TAX CREDIT molti produttori indipendenti rischiano di essere tagliati fuori dal mercato. Non è una buona notizia.

FRANCESCO FIUMARELLA:Come riesci a bilanciare la tua carriera con la vita personale? È difficile mantenere una vita privata nel mondo dello spettacolo?

LUIGI DI FIORE:La mia vita è il mio lavoro ed il mio lavoro la mia vita. Ho una compagna che amo profondamente e questo non entra in conflitto col mio mestiere. Lo esalta.

FRANCESCO FIUMARELLA:Come vivi la fama e l’attenzione mediatica? Trovi che ti influenzi nella tua vita di tutti i giorni?

LUIGI DI FIORE:In parte sì. Spesso chi ti ferma per strada o al supermercato ha un’idea che si è coststruito in base al personaggio che hai interpretato, per cui il rapporto, seppur limitato ad un selfie o ad un autografo, non è mai vero. Ma la responsabilità non è di nessuno. Semplicemente la relazione non è con la mia persona ma col personaggio, appunto.

FRANCESCO FIUMARELLA:Qual è stato il momento più gratificante della tua carriera finora?

LUIGI DI FIORE:Ripeto, è quello che è di là da venire. Il futuro. La prossima sfida sarà la cosa più gratificante.

FRANCESCO FIUMARELLA:C’è stata una fase particolarmente difficile che hai dovuto affrontare come attore? Come l’hai superata?

LUIGI DI FIORE:Quando il tema della precarietà è diventato centrale nella discussione pubblica della nostra politica le Attrici e gli Attori guardavano smarriti a questa tematica. Il nostro lavoro è basato sulla precarietà. Mia mamma soleva spesso dire che mi ero scelto un mestiere da contadino che intende arare il mare. Come darle torto. Oggi è a disposizione il R.A.A.I. (Registro delle Attrici e degli Attori professionisti) E’ un passo avanti fondamentale per i diritti di una categoria tra le più vilipese dalla politica in questo Paese.

http://www.raai.it

FRANCESCO FIUMARELLA:Puoi parlarmi di qualche progetto futuro a cui stai lavorando? C’è qualcosa di diverso o inaspettato che stai preparando?

LUIGI DI FIORE: Dal 7 gennaio debutterò alla Sala Umberto di Roma con uno spettacolo scritto e diretto da Tommaso Agnese. Sarò alla guida di una compagine di attori formidabili tra cui spiccano Antonino Iuorio, Edoardo Purgatori, Claudia Vismara, Paolo Maras, Gabriel Zama, Paolo Perinelli. E’ un progetto al quale tengo moltissimo. Il gruppo di lavoro è eccellente. Poi c’è la televisione. Il grande successo di Kostas, al fianco di un formidabile Stefano Fresi e per la superba regia di Milena Cocozza mi fanno ben sperare in una seconda serie. Attendo con ansia. Al momento sto girando Un Posto Al Sole dopo più di 20 anni di assenza, un amore non finito.

FRANCESCO FIUMARELLA:Hai qualche sogno professionale che non hai ancora realizzato? Magari un ruolo che desideri interpretare o una collaborazione che speri di avere?

LUIGI DI FIORE:Il sogno professionale di ognuno di noi sarebbe quello di vedere riconosciuti i propri sforzi, la dedizione al lavoro, l’amore per la professione. Un riconoscimento ufficiale che testimoni e certifichi il tuo valore.

FRANCESCO FIUMARELLA:Cosa consiglieresti ai giovani attori che stanno cercando di farsi strada nell’industria oggi?

LUIGI DI FIORE:Non ho buoni consigli da dare se non di essere sicuri, attraverso un esame di coscienza profondo, della propria vocazione. E’ un mestiere durissimo. Spesso non lascia scampo. Bisogna essere chiamati come può succedere ad un sacerdote. Non avventurarsi tanto per fare, per immaginare i lustrini, che pur ci sono, pochi, ma di essere disposti a sacrifici enormi. Ci sono due modi per intendere il mestiere: nella profondità di sé stessi o proiettati nella verticale dell’infinito come diceva Louis Jouvet.

FRANCESCO FIUMARELLA:Guardando indietro, c’è qualcosa che faresti diversamente nella tua carriera?

LUIGI DI FIORE:Tutto e niente.