
La terza stagione di Vita da Carlo, disponibile su Paramount+, rappresenta un altro grande successo per Carlo Verdone, confermandosi dal mio punto di vista la migliore della serie per scrittura, regia e qualità delle interpretazioni. Il racconto immagina Verdone al timone del Festival di Sanremo, un’idea che sfrutta la sua passione reale per la musica e offre un contesto ricco di situazioni comiche e surreali. Verdone eccelle nel rappresentare il lato surreale e caotico del mondo dello spettacolo. La sua capacità di ironizzare sui propri difetti, come l’incapacità di dire “no”, aggiunge uno strato di verità che lo avvicina al pubblico. Il risultato è un’interpretazione che diverte, commuove e invita a riflettere, confermando Verdone non solo come icona della comicità italiana, ma anche come un narratore capace di raccontare storie che parlano al cuore.

Grande sorpresa l’interpretazione di Ema Stokholma in quanto si distingue per naturalezza e carisma. Nei panni di una versione esagerata di sé stessa, Ema gioca con il proprio personaggio pubblico, accettando di mettersi in discussione con un’ironia che cattura l’attenzione. Il suo ruolo di co-conduttrice proposta per il Sanremo immaginato da Carlo Verdone è ricco di momenti comici e surreali, tra cui una scena memorabile in cui scherza sulla sua altezza togliendosi i tacchi, una battuta che fa emergere il suo lato autoironico.
La sua presenza arricchisce il cast, integrandosi perfettamente nel tono leggero e scanzonato della serie. La capacità di Ema di prendersi poco sul serio e di accettare un ruolo “imperfetto” le permette di lasciare un segno, aggiungendo una dimensione autentica al personaggio e rendendo le sue scene un punto di forza della stagione.
Tra i momenti più memorabili, spiccano le guest star, tra cui Gianna Nannini, trasformata in una “villain” geniale, e Maccio Capatonda, che interpreta una versione delirante di sé stesso. L’intreccio tra il Sanremo romanzato e le vicende private di Carlo, come i rapporti con la figlia Maddalena, l’ex moglie Sandra e altri personaggi ricorrenti, è gestito con leggerezza e profondità, regalando sia risate che momenti di riflessione anche su tematiche importanti e sensibili come la dipendenza dal gioco d’azzardo, rapporti a distanza di una famiglia e fragilità amorose.

La regia, affidata a Valerio Vestoso, Arnaldo Catinari e allo stesso Verdone, è dinamica e brillante, capace di valorizzare sia le scene comiche che quelle più intime. La sceneggiatura, co-scritta con Pasquale Plastino e Luca Mastrogiovanni, si distingue per autoironia e intelligenza, riuscendo a mescolare omaggi cinefili (come a Psycho, Eyes Wide Shut, Maledetto il giorno che t’ho incontrato), con temi attuali e satira sullo showbiz.
Questa stagione non è solo un’evoluzione artistica per Verdone, ma anche un esempio di come le serie TV possano esplorare temi complessi con maggiore libertà narrativa rispetto al cinema. Con episodi che mescolano realtà e finzione, Vita da Carlo 3 riesce a divertire, emozionare e riflettere sulla condizione umana e sul ruolo dell’artista nel mondo contemporaneo.
