Il 2 novembre di quattro anni fa, il mondo dello spettacolo italiano salutava Gigi Proietti, un artista poliedrico, indimenticabile e amato, che ha lasciato un segno profondo nel cuore del suo pubblico. Attore, comico, doppiatore, cantautore, regista, showman, cabarettista, direttore artistico, conduttore televisivo e trasformista, Proietti rappresentava un esempio di talento ineguagliabile e versatilità, capace di passare con estrema naturalezza dal teatro alla televisione, dal cinema alla musica.

Nato a Roma il 2 novembre 1940, Gigi Proietti aveva quella capacità rara di fondere intelligenza, umorismo e umanità in ogni sua interpretazione. La sua carriera ha attraversato più di cinquant’anni, durante i quali ha saputo reinventarsi costantemente, sfidando e superando i confini delle discipline artistiche. Chi ha avuto la fortuna di vederlo esibirsi sul palcoscenico non dimenticherà mai l’energia e il carisma che sapeva trasmettere: il suo spettacolo “A me gli occhi, please” è diventato una leggenda, rimasto impresso come un vero e proprio inno al teatro e alla capacità di comunicare direttamente con il pubblico.

Proietti non è stato solo un grande attore teatrale e televisivo, ma anche un maestro del doppiaggio, prestando la sua voce profonda e distintiva a personaggi iconici. Fra tutti, Sylvester Stallone nel primo “Rocky”. è uno dei più amati e rappresentativi della sua capacità di far sorridere e commuovere, dando vita a figure che ancora oggi risuonano nei cuori di adulti e bambini. Ma chi non ricorda anche il suo Mandrake in “Febbre da cavallo”? Quel ruolo, frutto di una commedia esilarante e intelligente, gli ha permesso di entrare nell’immaginario collettivo come il volto della romanità scanzonata e ironica come nella fiction “Il Maresciallo Rocca” per la sua magistrale interpretazione rendendo il personaggio da lui interpretato un icona per l’arma dei Carabinieri.

Oltre alla sua arte, Proietti ha dedicato moltissimo anche all’insegnamento e alla direzione artistica, diventando un mentore per moltissimi giovani attori italiani. Con il laboratorio teatrale del Brancaccio, di cui fu direttore artistico, offrì una possibilità concreta ai nuovi talenti, creando un’eredità che ha permesso a molte giovani promesse di emergere. Era un maestro generoso, sempre pronto a trasmettere la passione e la disciplina del mestiere, e a ricordare che “fare teatro” non era solo un lavoro, ma una missione.

Quattro anni dopo la sua scomparsa, il vuoto lasciato da Gigi Proietti è ancora profondamente sentito nel mondo della cultura italiana. La sua arte, il suo sorriso e la sua ironia continuano a vivere nelle sue innumerevoli interpretazioni, capaci di farci ridere, riflettere e sentire più vicini al nostro essere. Proietti ci ha insegnato ad amare il teatro, ad apprezzare l’arte della trasformazione e, soprattutto, a ridere di noi stessi e della vita.

Oggi, come quattro anni fa, il ricordo di Gigi Proietti ci invita a celebrare non solo il grande artista, ma l’uomo che è stato capace di emozionarci senza mai prendersi troppo sul serio. Il suo esempio rimane un faro per generazioni di artisti e spettatori, ricordandoci che, come amava ripetere lui stesso, “il teatro è vivo e vivrà per sempre”.