
Il cinema come esperienza artistica è oggi in grave pericolo. La crescente predominanza delle piattaforme streaming e l’invasione delle tecnologie digitali stanno rischiando di trasformare questa forma d’arte in un prodotto industriale, privo della magia che lo ha sempre contraddistinto. In un momento in cui la domanda di contenuti è alle stelle, la crescente preferenza del pubblico per il cinema domestico sta minacciando la tradizione delle sale cinematografiche, spingendo l’industria cinematografica a un bivio decisivo. Se questo cambiamento non viene affrontato con consapevolezza, il futuro del cinema potrebbe non essere solo in crisi economica, ma anche artistica. Negli ultimi anni, il settore cinematografico ha dovuto confrontarsi con un fenomeno che sta cambiando radicalmente la produzione e la distribuzione dei film: la rivoluzione digitale. Mentre le piattaforme streaming come Netflix, Amazon Prime Video, Disney+ e Apple TV+ sono diventate protagoniste del panorama mediatico globale, il cinema tradizionale si trova a dover fare i conti con una crisi di presenze nelle sale. Nel 2022, infatti, le presenze nelle sale cinematografiche globali sono crollate di circa 40% rispetto ai livelli pre-pandemia, con un ritorno parziale solo nel 2023, che ha visto un recupero di circa 20-25% in alcune regioni. Tuttavia, il dato complessivo rimane molto preoccupante. Nel frattempo, le piattaforme streaming continuano a crescere a un ritmo esponenziale. Il mercato globale dello streaming ha superato i 190 miliardi di dollari nel 2023, con un tasso di crescita annuale che continua a salire. Le previsioni suggeriscono che entro il 2027, lo streaming rappresenterà oltre il 30% del totale del mercato globale dell’intrattenimento e dei media. Il contenuto in streaming è diventato il principale mezzo di fruizione di film e serie TV, e ciò sta cambiando radicalmente il panorama della distribuzione, riducendo gli spazi per il cinema tradizionale. Se questa tendenza persiste, il rischio è che le sale cinematografiche diventino sempre più obsoleti. La decisione di distribuire film e serie esclusivamente sulle piattaforme streaming dipende da vari fattori e coinvolge diverse figure e organizzazioni all’interno dell’industria cinematografica e televisiva: Le piattaforme streaming come Netflix, Amazon Prime, Disney+, e Apple TV+, che finanziano direttamente la produzione dei contenuti o acquistano i diritti di distribuzione per distribuirli in esclusiva sui loro servizi; Le case di produzione, soprattutto quelle indipendenti, che spesso preferiscono vendere i diritti di distribuzione a una piattaforma piuttosto che distribuire i film nelle sale, per ridurre i rischi economici e ottenere visibilità immediata su una piattaforma globale; I finanziatori e gli studi, grandi investitori che spesso preferiscono i contratti con le piattaforme di streaming, visti i guadagni immediati e la visibilità globale, rispetto ai rischi associati al lancio cinematografico tradizionale. A questo panorama già preoccupante, si aggiunge un altro fattore di rischio che potrebbe compromettere la qualità del cinema come esperienza artistica: l’uso crescente dell’Intelligenza Artificiale (AI) e delle tecnologie digitali per la creazione di film. Già oggi, alcune produzioni cinematografiche fanno uso di deepfake e CGI (Computer Generated Imagery) per “ringiovanire” gli attori e creare scene digitali che altrimenti richiederebbero costose riprese in location reali. Mentre queste tecnologie sono utili in alcuni contesti, come gli effetti speciali, la sostituzione delle performance umane è un rischio concreto. AI e algoritmi sono in grado di replicare fedelmente la recitazione e la voce degli attori, e ci sono già esempi di doppiatori virtuali utilizzati per la produzione di film e serie TV. Questo porta alla possibilità di una sostituzione completa degli attori e dei doppiatori con avatares digitali, riducendo il valore del lavoro umano nella produzione cinematografica. Questo scenario potrebbe rendere il cinema sempre più un’industria automatizzata, dove la creatività viene sopraffatta dalla tecnologia, e le figure professionali che hanno costruito il cinema negli anni, attori, doppiatori, scenografi, dopo, registi, rischiano di scomparire. Se il settore cinematografico non riesce a riappropriarsi delle sale cinematografiche e a riscoprire il valore della proiezione collettiva, il cinema rischia di perdere la sua essenza culturale e artistica. La fruizione domestica dei film, seppur comoda, non può sostituire l’emozione di vivere una storia sul grande schermo. Le sale cinematografiche sono il luogo sacro dove un film diventa esperienza condivisa, dove il pubblico si unisce per vivere insieme la stessa emozione, per discutere e riflettere su ciò che si è visto. La presenza di attori, maestranze e professionisti del settore è ciò che rende il cinema un’opera d’arte complessa, fatta di competenze, passione e creatività. Le piattaforme streaming, invece, tendono a omogeneizzare il contenuto, offrendo una visione sempre più commerciale e meno curata. La fretta di produrre contenuti per mantenere alta l’attenzione degli abbonati porta spesso a progetti superficiali, con una produzione che si concentra più sulla quantità che sulla qualità. Il rischio è che il cinema venga ridotto a semplice intrattenimento digitale, privo di un valore artistico profondo. Il settore deve ribellarsi a questo cambiamento. Non possiamo accettare che l’arte del cinema venga messa da parte per favorire una fruizione puramente digitale. I finanziamenti e la produzione non devono favorire esclusivamente le piattaforme streaming, ma devono incentivare anche l’uscita dei film nelle sale cinematografiche prima di arrivare sulle piattaforme. È fondamentale preservare il valore culturale e artistico del cinema come esperienza collettiva. Un altro aspetto preoccupante è il crescente uso di tecnologie avanzate per la realizzazione dei film. Sebbene la tecnologia possa essere utile per innovare e migliorare l’esperienza cinematografica, essa non deve mai sostituire il lavoro umano che c’è dietro ogni produzione. La maestranza, il lavoro artigianale dei professionisti del settore, è alla base del successo di ogni progetto cinematografico. Se questa componente viene ridotta o sostituita da sistemi automatizzati o intelligenza artificiale, perderemo una delle caratteristiche più autentiche e profonde del cinema: la passione umana che lo alimenta. Oggi, più che mai, il cinema deve fare i conti con un futuro che sembra sempre più segnato dalla digitalizzazione e dalla dominanza delle piattaforme streaming. Tuttavia, se il settore non si ribella a questa evoluzione e non difende la centralità delle sale cinematografiche, rischiamo di perdere per sempre la capacità di vivere il cinema come un’esperienza collettiva. E non solo; il rischio anche maggiore è l’asocializzazione, ovvero il pericolo di autoescludersi da esperienze condivise a favore di un isolamento autoindotto apparentemente piacevole e soddisfacente, ma a tutti gli effetti distruttivo nel tempo. Quindi la fine dei rapporti umani. La qualità artistica e l’autenticità delle performance devono rimanere il cuore pulsante di ogni produzione cinematografica. Le piattaforme streaming sono un’importante opportunità, ma non devono essere la tomba del cinema tradizionale. Se il settore non reagisce ora, il rischio è che l’industria cinematografica sarà estinta come tutti coloro che lavorano per essa.
Francesco Fiumarella
Official Instagram
https://www.instagram.com/francesco.fiumarella?igsh=Z2tzb2o3bTF1MTY=
